CRISTIANEsn,o E BUON GOVERNO pop0larc della azione dei governanti, in un'epoca in cui - per diminuito attaccamento degli uomini alla legge divina - non basta il timor di Dio a garantire che i governanti agiscano sempre a favore del popolo. E così resta anche spiegato perchè solo da quando la miscredenza ha seminato strage nell'umanità, perduta la garanzia del timore di Dio quale freno agli arbitrii dei governanti, i governati han dovuto garantirsi incutenrlo ai reggitori il timore delle leggi comuni o della disapprovniom: jl('polare, normalmente e legalmente manifestata. Il Governo del popolo e per il popolo oggi è l'unico capace di realiaare con tutte le garanzie possibili, senza speranze da riporsi in elargizione di questo o di quel principe, una società i cui atti siano tutti di:-ctti al bene di ognuno e in cui ognuno si senta veramente soddisfatto di ~crvirc il bene comune, convinto cd assicurato che il suo servizio torner?t clavvc10 a vantaggio di ognuno dei consociati. 2. L'epoca del buon principe. - La storia dell'era volgare può css.:r..: considerata anche come la storia dei tentativi per realizzare una societit personabtica e communitaria ad un· tempo. Ma per comprendere 9ucsta affermazione conviene scendere a qualche considerazione esemplificativa. Perchè alla vigilia di simile realizzazione ci si è avvicinati lentamente e per gradi. In una prima lunga epoca, che va dal primo al diciottesimo secolo, s1 compiono tentativi per fare della società civile uno strumento del bene comune. Si è compreso dal Vangelo che questa è una nuova esigenza imposta dalla predicazione cristiana. Non si è invece compreso, pcrchè l'esperienza ancora nulla ha insegnato in proposito e poichè si spera ancora che al retto operare dei reggitori basti lo stimolo dell'amore di Dio e la vigilanza della Chiesa, che pcrchè lo Stato riesca davvero a realizzare il bene di tutti deve soggiacere alla influenza di tutti, almeno per quanto riguarda la direzione della cosa pubblica. Perchè non si era ancora del tutto abbandonata la fiducia nella missione sociale del principe e perchè non ci si trovava di fronte a consociati tutti quanti pervasi da nuove idealità e sopratutto imbevuti di conoscenze tali da renderli coscienti compartecipanti della direzione della cosa pubblica, si credette che il governo di uno o di pochi sarebbe bastato a raggiungere il bene cli tutti, senza continuo e diretto controllo popolare. Si confidò quindi nella virtù di uno o di pochi per fare il bene comune: e non si credette nè utile, nè possibile procedere a conseguirlo con la compartecipazione di tutti. Si perseguirono fini sostanzialmente popolari, non si cercò invece la garanzia delle forme popolari di governo. Si visse nella ignoranza della grande importanza del funzionamento della garanzia della partecipazione di tutti al governo della cosa pubblica.
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