Quaderni di Roma - anno I - n. 1 - gennaio 1947

4 NELLO VIAN inestinguibile carità che animò tutta la vita di quell'Uomo, offerta in sacrificio silenzioso per gli altri. Alla venuta di Gabriele d'Annunzio a Roma, nell'autunno del 1881, Giulio Salvadori, nato sci mesi prima di lui, compiva diciannove anni. I due si incontrarono quasi subito, forse alla Cronaca bizantina e auspice l'abruzzese Edoardo Scarfoglio, che del Salvadori era stato compagno nel liceo e con lui aveva mosso i primi passi nel giornalismo letterario. Ii periodico del Sommaruga si pubblicava dal 15 giugno di quell'anno, e il 31 ottobre accolse per la prima volta versi del giovanissimo poeta toscano, lo squisito sonetto Contrasto. Ne -fece egli stesso memoria in un suo appunto, rievocatore della scenetta che si era svolta al palazzo Ruspali, in via Due Macelli: « Questo sonetto m'aprì la porta della Cronaca. Scarfoglio, che già c'era entrato, dopo aver portato il sonetto, condusse me; e io fui ricevuto in regola: rammento ancora i complimenti mene- _ghini di Sommaruga tra le due ali della portiera che divideva il salotto della redazione dalla stanza d'ingresso"· Un mese più tardi, il 30 novembre, il periodico pubblicò il primo scritto del d'Annunzio, che in quei giorni venne accolto a festa entro la « cittadella romana » letteraria, come lo Scarfoglio narrò in una nota pagina del suo Libro di Don Chisciotte. « Egli era cosi mite e cosi affabile e cosi modesto, e con tanta grazia sopportava il peso della sua gloria nascente, che tutti accorrevano a lui per una spontanea attrazion d'amicizia, come a un gentile miracolo che nella volgarità della vita letteraria non troppo spesso occorre,,(•). Delicato e fine di animo come era nel fondo il Salvadori, pur sotto le apparenze vivaci e ardite di allora, fu attirato anch'egli dal poeta adolescente: e nacque quello che può dirsi il loro sodalizio. Accomunati non raramente dalle cronache letterarie del tempo, i due quasi coetanei, simili forse anche nell'aspetto fisico (la tradizione li riveste perfino dello stesso taglio di abito, somministrato in cambio di versi stampati dall'editore impresario) furono compagni frequenti, soprattutto nei primi mesi. Amicizia non diventò forse mai quella comunanza di vita, perchè troppo lontani erano in sostanza i temperamenti; nè l'egotismo Dannunziano poteva donarsi fino in fondo o restare legato con lunga fedeltà ad altri. li Salvadori, anch'egli, geloso come fu sempre della propria intimità, si precluse forse anche in giovinezza quella piena effusione, senza riserve, che fa l'amicizia. In qualche nota, che si riprodurrà subito avanti, si vede anzi come fosse portato a vigilare e a diffidare dinanzi al multivolo e incostante sodale. Avvertire questo pare opportuno, perchè i documenti (1) E. Sc.umx:1.10, li Libro di Don Chi.rciouc, Mondadori. 1925. pp. 155.56.

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