Quaderni di Roma - anno I - n. 1 - gennaio 1947

GAETANO DE SANCTIS presentativa se ne sarebbe potuto trovare un altro. Il peggio fu che , assuefatto il popolo a queste paghe, per quanto limitate, esso cercò d i avvantaggiarsi anche in altre distribuzioni del pubblico denaro, i cosi ddetti theorikà, piccole somme destinate in origine a permettergli di assistere agli spettacoli che accompagnavano le feste più solenni. Dal mo - mento in cui tali distribuzioni non furono tenute in limiti fissi, diven - nero il cancro del bilancio statale e ne menomarono l'efficienza talor a anche quando la repubblica era in pericolo. E frattanto, procedendosi a simili distribuzioni senza nessun criterio che le graduasse secondo i b isogni degli interessati o secondo l'interesse dello Stato, esse non servivan o se non in misura minima o forse non servivano affatto a correggere quelb sperequazione tra le classi sociali che, sebbene si vivesse in repubblica democratica, si accrebbe piuttosto che diminuire nel corso del secolo V e IV, mentre le istituzioni democratiche erano in pieno vigore. Altra nota caratteristica di queste istituzioni fu il sorteggio di quasi tutte le magistrature. Si sa come il sorteggio, tanto biasimato e deris o da antichi pensatori quali Socrate e Platone, tornò in uso, in modo affatto indipendente dagli antichi esempi greci, nei Comuni medievali; e sarebbe interessante un raffronto tra i modi e la misura del sorteggio a d Atene e a Firenze, ma esso eccederebbe i termini di questo articolo. Co - munque, tutti ricordano le facili critiche cui il sorteggio andava incontro . « Perchè nominare per sorteggio un arconte, quando nessuno, avendo bisogno di un abile flautista o di un esperto nocchiero, ne affiderebbe la designazione alla sorte ? ». Le democrazie moderne su questo punto non sembrano avviarsi sul sentiero tracciato dalle antiche e dalle medieval i, e ciò probabilmente per la maggiore complessità assunta dai negozi giuridici e da qualsiasi genere di faccende pubbliche o private ed inoltr e per essere noi assuefatti a dare in ogni cosa alla perfezione della tecnic a un posto molto più importante che gli antichi non facessero. È certo a ogni modo che la diffusione larghissima del sorteggio nella nomin a dei magistrati, pur mentre diminuiva le brighe elettorali e la corruzion e che spesso le accompagna, non giovò nè al credito delle magistrature nè al conveniente disbrigo degli affari di cui esse si occupavano, e quindi all'interesse dello Stato, anche se i suoi inconvenienti in tempi in cui ogni pratica era molto meno complessa e presso un popolo nel suo insieme così alacre, così ingegnoso e cosl colto come il popolo ateniese, non portarono, sembra, quei danni e quegli abusi che avrebbero potato aspe ttarsene. L'effetto fo in generale che le magistrature sorteggiate perdettero di autorità e che i poteri dello Stato si concentrarono nelle poch e magistrature elettive, e cioè, durante il secolo V, nel collegio degli stra - teghi e, nel corso del secolo IV, oltre o sopra questi, anche in taluna ma - gistratura finanziaria di nuova creazione, con vantaggio pratico nell'eser -

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