CARA'ITERI DI UN'ANTICA DEMOCRAZIA 55 niese. Intorno ad altri, che pur andarono incontro alle critiche p1u vivaci da parte degli avversari della democrazia, si potrà sorvolare. Uno è che i magistrati e funzionari, compresi i buleuti, erano tutti regolarmente stipendiati, e questo si capisce che scandalizzasse i reazionari. « Come mai - essi dicevano - lo Stato deve spendere inutilmente i suoi denari perchè siano assolti quei compiti che noi ci impegneremmo di assolvere senza alcun pagamento ? ». Noi siamo tutti così assuefatti negli Stati moderni a vedere equamente indennizzato chiunque occupa un ufficio pubblico in proporzione della importanza del suo ufficio, che riusciamo appena a renderci conto di questa insofferenza di buona parte dell'opinione pubblica antica per le paghe dei magistrati; tanto più che queste paghe erano assolutamente minime in Atene e di rado assai superavano il salario giornaliero, allora anch'esso per la concorrenza del lavoro schiavo minimo, di un operaio non specializzato. È in fondo lo stesso pregiudizio per cui Socrate, che era povero, e Platone, che era ricco, andavano d'accordo nel biasimare e deridere quei sofisti i quali si profferivano di farsi a pagamento educatori o maestri. Si tratta insomma dei pregiudizi duri 3: morire di una società in cui le oligarchie nobiliari o quelle dei più abbienti hanno avuto per lungo tempo una parte preponderante a tal segno che i loro pregiudizi di classe hanno trovato larga e durevole adesione anche nei ceti inferiori, specie tra coloro che si sforzavano di superare la propria classe. E tuttavia non è dubbio che queste paghe o indennizzi, allargandosi nella cerchia dei cittadini, misero sovente a pericolo la pubblica fi. nanza tanto da farla qualche volta paragonare a una botte senza fondo. Voglio qui alludere soprattutto alle paghe dei giurati contro le quali appunta le sue critiche Aristofane pcrchè, la giuria popolare essendo adibita in ogni sorta di processi e gli Ateniesi ritenendo che il modo più sicuro di evitare la corruzione fosse quello di rendere le giurie più numerose, scritturavano ogni anno seimila giurati, numero considerevole in una città in cui i cittadini forniti dei pieni diritti, compresi i vecchi e gli invalidi, hanno assai di rado superato i trentamila. Certo l'aggravio del bilancio non era lieve, anche se giornalmente fossero in ufficio solo la metà circa di quei seimila. A ciò si aggiungeva, nel secolo IV, la paga o medaglia di presenza, sia pure limitata, che si pagava a quei cittadini i quali intervenivano all'assemblea popolare, paga introdotta per evitare che con danno della democrazia i non abbienti fossero costretti a trascurare, per attendere al proprio guadagno giornaliero, l'assemblea popolare rinunziando a farvi valere il peso della loro superiorità numerica. Questo assenteismo era certo un inconveniente grave che poteva riuscire esiziale alla democrazia; ma esiziale, bisogna convenirne, era anche il rimedio seppure non si vede come in una democrazia diretta e non rap-
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