CARATTERI DI UN'ANTICA DEMOCRAZIA 53 in certo modo si identificava. Siffatto legame sacrale, formatosi spontaneamente, s'era mantenflto a lungo senza alcuna maniera di coazione e solo cominciò a sentirsene il peso quando la critica dei filosofi e degli storici prese a scuotere le basi della· tradizione religiosa. Ma anche allora il peso non fu risentito che da pochissimi, poichè una religione senza dogmi e senza rigide obbligazioni di culto si limitava ad esigere certo rispetto formale alle tradizioni e alle cerimonie sacre che lasciava posto larghissimo alle interpretazioni individuali e certa astensione dal praticare o professare culti stranieri non ancora accettati dal pantheon statale; sicchè se persecuzioni vi furono e anche qualche martirio come quello di Socrate, si tratta di casi gravi bensì per se stessi, ma isolati e non tali da compromettere queila unità di cui si è parlato, nè da doverci indurre_ a giudizi avventati sulla intolleranza religiosa delle antiche democrazie. Intorno ai rapporti tra religione e Stato sarebbe anche utile e istruttivo il confronto coi nostri Comuni medievali in cui è pure strettissimo collegamento fra le istituzioni politiche e la religione. Ma tale raffronto ci porterebbe troppo lontano dal nostro assunto. Essenziale per questo rispetto è la differenza profonda fra il paganesimo classico, il quale è una di quelle religioni che secondo la terminologia di Bergson si direbbero statiche, e la religione cristiana che nel suo dinamismo prescrive cd implica uno sforzo continuo dell'individuo e però anche della collettività pcl superamento del male. Comunque, accanto ai vantaggi, la unione strettissima e totale dei cittadini, che poteva raggiungersi nelle antiche democrazie, aveva peraltro i suoi difetti cd i suoi pericoli. Il primo e più grave era quello del suo esclusivismo, esclusivismo non solo verso l'esterno, ma anche verso gli abitanti non cittadini dello stesso territorio, sentito tanto più vivamente quanto più le tradizioni della polis erano come in Atene glorios.: e tanto più quanto erano più palesi i v:mtaggi morali e materiali dello appartenervi, sicchè il chiamare a farne parte altri doveva sembrare uno sminuirsi ed un contaminarsi. Città commerciale e industriale, Atene richiamava facilmente stranieri cui giovava trattenervisi per commerciare, per cercar lavoro e, da quando essa divenne il centro cuìturale della Grecia, anche per frequentare !e sue scuole o visitare i suoi monumenti e assistere alle sue mirabili manifestazioni artistiche. Questi stranieri, se finivano con lo stab;li1~i nella città ospitale, rimanevano di regola per generazioni, col nome di meteci, estranei alla cittadinanza. Ma anche pit1 estranea vi rimaneva un'altra classe di gran lunga inferiore socialmente a quella dei meteci, gli schiavi. Creata in gran parte dalla guerra, moltiplicata poi dalla tratta esercitata nei paesi meno civili, questa classe si accrebbe in Atene in
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