CARIITfERI IJI UN ANTIC.\ llEMOCR1\Zl/\ 45 dcli 'antica democrazia, fu posto nettamente per la prima volta da Beniamino Constant nel suo discorso De la liberté des anciens comparée à celle des modernes, detto all'Ateneo di Parigi nel 1819. Questo scritto ampiamente discusso fino ad oggi, in particol:ire da Giorgio Jcllinek e da Bt:· nedetto Croce, è stato di recente publicato in ottima traduzione italiana insieme con l'altro saggio del Constant sullo spirito di conquista, premettendovi un'acutissima introduzione critica, da Guido Calogero coi tipi dcli'« Atlantica >i nel 1945. Il paragone che Beniamino Constant istituisce fra la libertà degli antichi e quella dei moderni è peraltro vulnerato prima di tutto dalla sua visione angusta e unilaterale della libertà moderna, visione che è radicalmente viziata dai pregiudizi individualistici che stanno a base del suo liberalismo. Nessuno, io credo, potrebbe trovare oggi esattamente definita dal Constant la moderna aspirazione alla libertà, sia considerandola nella sua base teoretica, sia nella concretezza delle sue manifestazioni, quando egli scrive: « L'obbiettivo dei moderni è la sicurezza nei godimenti privati; ed essi chiamano libertà le garanzie accordate dalk istituzioni a. questi godimenti >> (p. 94, ed. it. cit.). Il difetto fondamentale poi di quel discorso per quanto riguarda b libertà antica, difetto il quale ha lasciato larghe tracce di sè in tutti i suoi critici più o meno recenti, sta nella insufficiente informazione che l'autore poteva avere intorno alle forme concrete di essa. Oggi le nostre conoscenze su questo argomento sono da quel tempo totalmente trasformate e rinnovate sicchè, nonostante l'ingegno del Constant, non vi è, può dirsi, neppure una delle sue asserzioni di fatto che regga alla critica. In particolare il Constant, pur avvedendosi del contrasto tra la sua definizione della libertà antica e la effettiva concretezza della libertà ateniese, si traeva d'impaccio col dire che la libertà ateniese costituiva non la regola, ma l'eccezione. Meglio informati, noi possiamo con piena sicurezza affermare, capovolgendo il suo giudizio e superando pertanto senz'.oltro le discussioni a cui ha dato luogo, che in m:.iteria di libertà antic~ il regime ateniese costituiva non l'eccezione, ma la regola. Quella antica libertà che secondo il Constant infastidiva gli uomini nella loro vita giornaliera e limitava totalmente in ogni senso la possibilit~ d'espansione della personalità loro, riducendoli a meri enti politici, non è in fondo se non la libertà o, meglio, la pseudolibertà caratteristica di Sparta, ma questa, anche se trovi qualche parziale riscontro negli ordinamenti cittadini di una delle regioni nell'età storica meno progredite della Grecia, l'isola di Creta, è, può dirsi, in generale nella Grecia la eccezione e non la regola, sicchè la tesi del Constant, la quale, ridotta in formula breve e approssimativa, ~ stata riassunta nell'aforisma: la libertà dei Greci è libertà politica e non civile, deve infirmarsi e respingersi perchè il suo prototipo di libertà, anche se non dichiarato esplicitamente, è Sparta e non Atene; Sparta che,
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