Quaderni di Roma - anno I - n. 1 - gennaio 1947

JACQUES ~IARITAIN irrazionali e demoniache, e da parte di un 'intelligenza non pm artistica, ma volgare, brutale e selvaggia, e allo sprofondarsi di governanti e governati insieme in un'etica marcia dove il bene è chiamato male e viceversa, e che è il machiavellismo comune di oggi. Il. La filosofia del bene comune e il machiavellismo. - Ma lasciamo Machiavelli. È il machiavellismo comune che desidero ora esaminare. A questo fine vorrei trattare brevemente i punti seguenti: T) la nozione del bene comune e il successo del machiavellismo; 2) il conflitto cruciale che costituisce qui il problema principale e la soluzione di quest'ultimo; 3) le radici e le implicazioni più sottili di questa soluzione, che riguardano la struttura specifica della politica nella sua relazione intrinseca con la morale. Per Machiavelli il fine della politica è la conquista e la conservazione del potere: cioè un'opera d'arte da compiere. Al contrario, confc;mnemcnte alla natura delle cose, il fine della politica è il bene comune di un popolo unito: cioè qualche cosa di essenzialmente e concretamente umano, e dunque etico. Questo bene comune è la vita buona - cioè conforme alle esigenze e alla dignità essenziali dell:t natura umana, la vita moralmente giusta e allo stesso tempo felice - del tutto sociale come tale, della moltitudine riunita in guisa che il tesoro e 'l'eredità crescente dei beni comunicabili contenuti in questa vita buona del tutto, sia fatta ricadere e sia ridistribuita in un certo modo ad ogni membro della comunità. Questo bene comune è allo stesso tempo materiale, intellettuak e morale, ma principalmente morale, come l'uomo stesso; è un bene comune di persone umane. Non è dunque soltanto qualche cosa di utile, un insieme di vantaggi e di profitti. È essenzialmente qualche cosa di buono in sè, ciò che gli Antichi chiamavano bonum honestum. La giustizia e l'amicizia civica ne sono il cemento. La mala fede, la perfidia, la menzogna, la crudeltà, l'assassinio e tutti gli altri mezzi simili, clw possono all'occasione sembrare utili al potere del gruppo che governa o alla prosperità dello Stato, sono in sè - in quanto atti politici, cioè in quanto atti che. impegnano in qualche misura la condotta comune - nocivi al bene comune e tendono per se stessi a corromperlo. Infine, poichè una buona vita sulla terra non è il fine assolutamente ultimo dell'uomo, e poichè la persona umana ha un destino superiore al tempo, il bene comune politico comporta una relazione intrinseca, sebbene indin-tta col fine assolutamente ultimo dei membri della società, cioè con la vita eterna, in modo tale che la comunità politica deve, sul piano temporale e come dal basso, aiutare ogni persona umana a conquistare la sua definitiva libertà e a raggiungere il suo destino finale.

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