Quaderni di Roma - anno I - n. 1 - gennaio 1947

LA FINE DEL MACHIAVELLIS~IO è precisamente compito dell'intelligenza; l'uso ddla menzogna - sopratutto l'industrializzazione su vasta scala della menzogna, cara alle dittature totalitarie - appare, da questo punto di vista, non soltanto come una bassezza morale, ma anche come una volgarità di spirito e come una completa degradazione dell'intelligenza. La seconda complicazione deriva dal fatto che Machiavelli era un cinico che operava sul fondo morale della tradizione civile e il suo crudele lavoro di denudamento considerava come acquisit, la coerenza e la densità di questa tradizione dalle radici secolari. Chiaroveggente ed intelligente come era, aveva di ciò una perfetta coscienza: per questo impallidirebbe di disgusto alla vista del machiavellismo moderno. Questo commentatore di Tito Livio si era formato alla tradizione latina; era beneficiario nen meno che dissipatore della cultura umanistica; erede non meno che avversario del ricco tesoro di sapere ammassato dai secoli cristiani e che alla sua epoca andava degenerando. Egli non nega mai i valori morali, li conosce e li ammette così come sono stati stabiliti dall'antica saggezza, e all'occasione fa l'elogio dei governanti virtuosi (le cui virtù, cioè, sono state rese dalle circostanze, utili al successo); sa che la crudeltà e la slealtà sono cose vergognose e non chiama mai bene il male e male il bene. Egli nega semplicemente ai valori morali - e ciò è largamente sufficiente a corrompere la politica - ogni applicazione al campo politico. Egli insegna al suo principe ad esser crudele e senza fede secondo i casi, cioè ad essere cattivo secondo i casi; e quando scrive che il principe deve imparare a non essere buono, sa perfettamente che non essere buono equivale ad esser cattivo. Donde ciò che lo distingue da un gran numero di suoi discepoli e che costituisce il sapore originale, il singolare potere di stimolo intellettuale del suo cinismo. Ma da qui anche la sua sofistica e il mantello di intelligenza civile col quale ha involontariamente coperto e velato per un certo tempo il significato più profondo del suo messaggio . . Infine la grammatica del potere e le ricette di successo proposte da Machiavelli sono l'opera di un artista puro, di un puro artista di quel Rinascimento italiano in cui la grande eredità dello spirito antico e dello spirito cristiano, nel momento stesso in cui pericolava, produceva i fiori più belli, più deliziosi, più velenosi. Ciò che rende lo studio di M~chiavelli così istruttivo per il filosofo è che in nessun altro luogo è possibile incontrare una concezione più squisitamente artistica della politica <1>. lvi è il (;) 11 ••• è <Jui la \·Craori.i,;in.ditàdi ~·bchi:i,·clli: tutto si riassume in questa cOn\'inzionc che il gmcrno è un':utc indipendente in un mondo impc.:rfctto ». (Au.AN 11. Gu lll·RT, op. c:t., p. 23;).

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