NELLO VIAN indirizzata al d'Annunzio al tempo dell'impresa lì.umana; e si accompagnava ad altra, rimasta fì.nora sconosciuta (quella del '17, non prima mandata, o più probabilmente una posteriore, della quale non resta traccia). Per questo riferimento, il suo contenuto non risulta chiaro; ma evidente è, ancora una volta, l'intento tenacemente perseguito dal Salvadori, con una azione .ilimentata dalla carità e sorretta dalla speranza. Roma, 24 marzo 1920 Caro Gabriele Lascia che ti giunga una p;irola dell'antico tuo compagno, che non t'h.t mai dimenticato. La ]ettera che hai qui, unita a questa, io non avevo finora osato inviarla; ma ora l'invio, e spero che sia accolta da te, dal tuo cuore, come viene dal cuore. 1?. una piccola cosa quella che ti chiedo; ma ess.1dice che, qualunque sia l'esito di questa tua ultima impresa di guerra, ti rimane ancora una via luminosa, dove, col tuo co-- raggio e la tua cosrnnza, puoi fore dei p:1ssicominciando, da te, e una Mano potente e pia ti può far arrivare al termine, alla gloria vera e alla pace. Possiamo cancellare, vincendo il male col bene, le orme lasciate scrivendo e facendo cose che avviliscono l'umanità e distruggono la virtù voluta dalla libertà, dalla patria; confessare il male fatto col coraggio cl,c è maggiore d'ogni altro è segno di grandezza vera. Possiamo ottenere quello cl,c cl,iedeva dal fondo del cuore il poeta eroe delle nostre prime guerre per la libertà, Alessandro Poerio: Dammi un dolor di fuoco che purghi ogni sozzura dall'anima, che loco non bsci ad altro ardore. Come vedi, c'è chi, non solo ti ricorda, ma ti vuol bene; e ti dirò che non io solo, ma con mc anche i miei fratelli (ricordi Olinto ?) ed amici hanno goduto d'ogni tuo atto generoso e bello. T'abbraccia di cuore il tuo Grnuo SALVADORI Più tardi, quando morì Eleonora Duse, consegnò a un amico perchè lo portasse al d'Annunzio questo biglietto: « Affi.do a lui il mio saluto per te, che ti mando dal cuore per la vita fugace e l'eterna. Sempre a te affezionato e sincero amico Giulio Salva<lori » (,7>. Ma il cerchio dell'incantamento estetico e vano, purtroppo, non si spezzò più, fino alla morte. Non restò al fedele amico cristiano, che pregare e sperare, forse negli ultimi anni serbando il silenzio. A persona che gli chiedevà di fare giungere a lui l'omaggio di un libro, promettendo che si sarebbe adoperato, lamentava che egli fosse « avvinto d'una corda difficile a strappare». Ma aggiungeva subito: Clama, ne cesses, ad Deum <''>. E ad al~i, parlando di un suo magniloquente ma altrettanto irriverente (2i) Il biglietto fu affidato a don Gio\'anni Minozzi, che non ebbe tutt.:ivial'animo di portarlo. (28) Lettc.:ra:il p. M. Cantalini, O. P., Roma, 19 gennaio 1923 (inc.:dirn).
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