Quaderni di Roma - anno I - n. 1 - gennaio 1947

SALVADOR! E D'ANNUNZIO d'Annunzio la sua Leggenda dell'anima per « ricordo e saluto di pace ,,. impugnò la penna con lo sdegno che l'ingiustizia destava nel fondo del suo animo mite. La pagina che ne uscì non si può leggere, ora, senza restare colpiti per la visione presaga che ha lacerato il velo dei tempi; come per il traboccare di un'indignata eloquenza che ne costituisce la forza. Anche le parole dedicate verso la fine al Carducci, il poeta delle « Fonti del Clitunno ,, al quale il «Saluto" era rivolto e dal quale si ispirava, sono tra le più forti che il Salvadori abbia mai detto. Ma si legga la stupenda e vigorosa lettera, che pur si chiude nell'umiltà e nella speranza. Caro Gabriele Roma, 4 giugno 1903 Ho letto qualcj>e cosa del tuo ultimo libro, e mi sono meravigliato come tu non t'accorga che l'empietà da te ostentata è stoltezza. La vita, la gioia ! Come se fosse . !a prima volta che gli uomini cercano di scuotere il dovere e il dolore e non si conoscessero gli effetti della ribellione. Lo fecero i Greci dei tempi di Pericle, e l'effetto fu la distruzione di Atene e di Sparta. Lo fece Roma imperiale, e l'effetto fu la caduta dell'Impero. Lo fecero gli Italiani del così detto Rinascimento, e l'effetto fu la servitù dell'Italia. E così ora tu, secondo le tue forze, metti mano ad effettuare la rovina della patria. Ben altrimenti sentirono e fecero gli uomini dei tempi operosi e grandi. Del secolo ora chiuso, ricordo fra tanti i) Tommaseo, il quale voleva con b vita intera lasciare all'Italia un esempio di forte _patire. Ma guarda come. si portò a Venezia, e dimmi se un corpo snervato e un cuore in<lurito dai piaceri saprebbe fare altrettanto. Finora-chi ti voleva bene, anche ritraendosi disgustato dai tuoi libri, pensava che v'era pur qualche nome sacro nel tuo cuore; e ricordava i versi per la madre e per la sorella. Ora pensa che hai oltraggiato la Donna; hai oltraggiato la Madre tua, la tua Sorella; e questa, te lo dice un fratello, è viltà. Colui che tu chiami tuo padre, e che veramente ti ha dato l'esempio dell'empietà, e ha creduto educare una generazione di forti cantando il vino e donne non sue, non ha però mai rivolto il verso contro la Donna, anzi cun uno dei suoi canti più belli ha fatto eco all'umile saluto al cui suono piegano la fronte Dante e Aroldo. Chi scrive così, sa per propria esperienza a che può portare l'ebrezza dell'orgoglio e dei sensi; ma scrive, perchè ricorda con dolore, ama e spera. Gwuo SALVA.DORI La lettera era personale, e il suo testo restò infatti tra le carte Dannunziane. Ma lo stesso poeta della LAus vitae, irritato in quei giorni dalle proteste e dalle pubbliche espiazioni religiose indette per quella sua strofe, ne rivelò l'esistenza a uno scrittore del giornale ro111ano L'ltalie. Ecco come questo traduceva con sue parole quelle dello scrittore: « Mais la plus bizarre aventure est celle d'un ancien confrère de M. d'Annunzio, qui a débuté avec lui avec éclat, il y a vingt ans dans la Cronaca bizantina du fameux Sommaruga et qui a été ensuite, hélas, détourné de la littérature par un mysticisme intransigeant. Or cet ancien confrère a adressé à M. Gabriel d'Annunzio, avec lequel il était naguère

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