SALVAOORI E D'ANNUNZIO II e di augurio, dettati nello stesso tòno dolce e accorato della lettera aperta e di quelle personali che più tardi gli manderà: O Gabriele, udito ho la tua voce nell'anima: oh quanto umile e soave ! Dunque nelle tue vene il fuoco atroce Posa ? dunque il tuo cor si fa men grave ' dunque vinta è la perfida malla ciel senso ? Oh come, nel dolor, soavemente pura Ì; del cor la mclodìa ! quale di stanco peregrino a sera in luogo pieno di malinconia. Tu or sei stJnco: e come una preghiera alb Sorella ed alla Madre cara s:ilc il tuo canto. Intanto, il ciel s'annera, La terra ti par quasi un:i gran bara: pietra è il tuo core, da cui sol s'dfondc un'onda inenarrabilmente am:1ra. Pur non è tutto amaro: le profonde rcg·ioni h3nno un rivo di dolcezza, che solo al tuo posar si disasconde. O Gabriel, che vale la bellezza di jer ? l'amara voluttà ben sai, e il grido dell'altrui cor che si spezza. Tu or sei stanco: quando sorgcrJi ? <18> Non sono invece del Salvadori, a cui vennero talvolta attribuiti, ma di Pietro Bracci, i versi « Ad un fratello lontano», pubblicati nell'Ora presente del maggio 1895, anonimi come tutti gli scritti di questo periodico. In un biglietto al Bracci, che comprova la paternità della poesia, il Salvadori si limitò a notare una poco felice similitudine di « due pardi >> <• 9>: soppressa con l'ultima strofe, dal Bracci, in quella occasione, essa ricomparirà nella raccolta postuma dei suoi versi, e urterà anche il gusto di Benedetto Croce. Che si incontrassero qualche volta in persona i sodali di un tempo, fino a che durò la cortesia quasi cordiale dei rapporti, è possibile: furono, in ogni caso, ritrovamenti occasionali, che non lasciarono quasi (18) G. SAl.\'A0011.1, Agli artefici della J>,u-o/a . I. A Gabriele d'A1111un::io • Dopo il Poema t1,m1disiaco, in Nuova antologia, i 0 giugno 191t, p. -137. ma scritt:i e inviata poco dopo l:i. pubblicazione di quel libro, nd 1893. (19) Lettera a P. Bracci. 17 ~1prilc [1~5j (inedita).
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