Quaderni di Roma - anno I - n. 1 - gennaio 1947

SALVADOR! E D'ANNUNZIO 9 nunzio per la Tribuna letteraria, come era stato da questi pregato<">. E in quell'anno, con un suo precoce discepolo ascolano, Alighiero Castelli, andò a visitare il poeta del Cauto 110110. La conversione, pubblicamente annunziata nel maggio '85 nella licenza alla canzone Per la morte di Victor Hugo, sorprese i sodali romani; ma non cessarono subito i rapporti con il « bizzarro e sillogistico asceta » (come lo chiamò Matilde Serao, da pochi mesi moglie dello Scarfoglio). Della fine dell'anno è, anzi, la prova più singolare di fratellanza letteraria che il d'Annunzio abbia dato al Salvadori, col promuovere la stampa della sua canzone Per una fiera italiana, che uscì « nel dì Natale del MDCCCLXXXV», con quelle note, usate per l'unica volta: « Roma, Gabriele d'Annunzio editore». Vigilò l'impressione, fatta nella tipografia della Tribuna, l'amico comune Giuseppe Cellini, pittore e anch'egli poeta, al quale il Salvadori comunicava, da Albano Laziale, le istruzioni per « Gabriel » <• 3>. Anche più strano può sembrare il trovare il Salvadori tra i collaboratori della risorta Cronaca bizantina, che il d'Annunzio diresse dal 15 novembre '85 al 28 marzo '86, e dove comparve non solo il trittico di sonetti « Occhi lucenti», alto testimone dell'amore di Ascoli, ma anche un ardito sonetto « La mondatrice " e un poemetto di amore popolano tradito, « La novena delle canzoni » <••>. Pare difficile ritenere che dal suo austero ritiro di Albano, il Salvadori abbia mandato questi suoi ultimi versi profani, che sono probabilmente di composizione anteriore (e pubblicati, secondo qualche testimonianza, di sorpresa). Il d'Annunzio, tra i primi, darà infatti segno di riconoscere il senso totale del suo rinnovamento, dedicando nel 1886 « a Giulio Salvadori » (« al poeta Giulio Salvadori », si legge posteriormente) nella lsaotta Guttadauro I'" epodo» « Rileggendo Omero », dove è una confessione di desiderata liberazione dal senso e di nuova sincerità artistica. L'amicizia, almeno in un primo tempo, non venne dunque interrotta da quell'evento spirituale, che pure separò nettamente le vie. Ancora, nel marzo 1887, in una cronaca letteraria della Tribuna, « il Duca Minimo » cortesemente annunziava che « Giulio Salvadori finalmente darà alla luce, per i tipi del Lapi, il suo magnifico studio su i poeti del dolce stil 110110 » <• 5>; e in una lettera ad Angelo Conti, scritta, come pare, da Napoli 1'8 novembre '91, pregava: «Dammi notizie di Pietro Bacci I.Bracci?] e di Giulio Salvadori. Ricordami a Marius dc Maria e agli altri nostri» <• 6>. Da questi anni, a séguito in qualche maniera di quella prima, spon- ( 11.) G. SAl,VA001t.1, Leuere, cit., p. 36. (,3) lbùl., pp. 44-45. (1at) Rispettivamente nei fascicoli del 15 novembre, 27 e 20 dicembre 1885. (15) La Tribut1a, 9 marzo 18H7. (16) G. o'A:-.r-:u:-.:z10, Lettere ad Angelo Conti, in Nuova Antologia, 1° gcnn. n13 1, . p. 16.

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