Quaderni di Roma - anno I - n. 1 - gennaio 1947

8 NELLO VIAN mio segnasse la maniera di veder l'amore della nuova generazione. Certo quell'arte non è progresso. Le belle bestie umane che nelle sue novelle sbucano qua e là tra il verde lucente fogliame, e amano, gittano grida selvagge cli dolore e d'amore, poi muoiono o si ritirano, come dopo aver detto tutto, per quanto belle e curiose, son bestie... Ma certo che quello, secondo d'Annunzio, è l'amore come lo poteva sentire l'uomo appena sbocciato fuori da un qualche Orang-Utang dell'isole di Borneo» <'>. Il giudizio e,tetico si fondeva, qui, con quello morale, e colpiva ancora acutamente quella inumanità che inficierà per sempre l'arte Dannunziana. Vigeva, del resto, tra i due compagni un reciproco influsso e quasi un libero scambio di immagini, di movenze, di espressioni: e non pochi di questi imprestiti, specialmente poetici, sono stati notati e indagati sagacemente <9>. Nel luglio '83, Gabriele d'Annunzio sposò Maria Hardouin, dei duchi di Gallese, e si a1lontanò da Roma per parecchi mesi, ritirandosi in riva al nativo Pescara, nella Villa del Fuoco. Una lettera, inviata da qui nell'ottobre allo Scarfoglio, contiene saluti per il Carducci e gli amici, « se ce ne son restati », ma non nomina il Salvadori, che era stato spesso, con i due abruzzesi, il terzo della brigata<••>. Sono appunto questi tre nomi i primi posti sotto la famosa dichiarazione, con la quale nell'ottobre '84 parecchi dei più assidui scrittori nei periodici Sommarughiani comunicavano di non aver più rapporti con quell'editore, che appena alcuni mesi più tardi sarà arrestato, mettendo fine a una stagione letteraria. È nota la risposta polemica che questi diede subito, con molta malignità, a ciascuno, nel pubblicare la dichiarazione; meno, invece, la «conversazione» che egli dedicò allo stesso argomento, in una delle solite pagine di copertina della Bizantina. Scriveva, con significativo accoppiamento: « ... D'Annunzio e Salvadori ! Lasciando stare il merito letterario, se se ne fossero andati un bel pezzo prima, quanti biscotti e quanta vernaccia avremmo risparmiato ! Alla vita d'incubazione scapata, gioconda e spensierata è succeduta quella dell'attività assidua, dell'operosità feconda. Si saranno sentiti a disagio ... Si capisce. Oh ! se si capisce » <0 >. Nel Salvadori il disagio, oggetto di questo ironico scetticismo, era così reale e profondo che alcuni mesi più tardi metteva capo al pieno rinnovamento. Come si sa, nell'autunno '84, egli lasciò Roma per Ascoli Piceno, dove restò fino al principio de11'estate dell'85. Di là mantenne qualche relazione con gli amici di Roma, come risulta da una lettera del marzo ad Angelo Conti, a cui dava incarico di portare una sua novella al d'An- (8) G. SALVADORI, A proposi/o ,lel/'amore, nella Vomenim leuemrw. 26 agosto 1883. (9) P1E.no PAoto T11.0~1PEO, Carducci e d'Ammnzio, Tummindli. 194.3. p. 117. (10) G. STESDARDO, Danmm::iana, cit., pp. 116.17. (11) Cronarn bi::ami11a,16 ottobre 1884.

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