Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

241 delleassembleeelettive (4); nella ipotesi neo-corporativo-giacobina lo stessorisultato viene ottenutomediante l'iniezione di dosi massicce di autoritarismo burocratico: tassi elevati di burocratizzazione sono infatti essenziali perché la coalizione sociale «riformista»mantenga lanecessariacoesione. Più in generale, la somiglianza fra le due ipotesi/scenarinascedal fatto che in entrambi i casi l'idea è quella della costituzione di un forte «centro» che deve controllare/plasmare la società intera. E' significativo il fatto che oggi, come un secolo fa, le paroled'ordine «giacobine», quelle che puntano a concentrare il potere (pur nei limiti, si capisce, imposti dalla dialettica democratica) continuano ad incontraremolto più successo, entro la sinistra italiana, delle parole d'ordine di segno contrario, quelle che puntano a diffondere il potere, anziché a concentrarlo. E' significativo che oggi, come in passato, le proposte che definirei libertarie-federaliste (chepure hanno alle spalle una tradizione nonprecisamentedisprezzabile, da Cattaneo a Salvemini) continuino ad avere così pochi estimatori nella sinistra italiana. Certamente la scelta centralizzatrice-giacobinaaveva una sua legittimità in passato, quando le disuguaglianze di classeerano fortissime,non ammettevano il ricorso ai chiaro-scuri, ed occorreva «caricare» il centro del massimo di potere possibile per vincere le resistenzedi una ristrettaclasse di privilegiati a riforme in favore dell'amplissimaclasse degli emarginati. Ma ha ancorasenso riproporre, sia purecon qualche aggiornamento, la stessa scelta in presenza di sistemi di stratificazione socialecosì complessi come quello italiano degli anni ottanta? E, inoltre, dopo decenni e decenni di fallimenti, quanto meno in Italia, tanto della prospettiva «giacobina» quanto di quella «tecnocratica», non è forse arrivato momento di esplorare strade mai prima d'ora tentate? 4. Ovviamente, l e proposte d i rafforzamento dell'esecutivo non sono automaticamente di tipo autoritario. Sono autoritarie solo quelle proposte che nonprevedono, accanto al potenziamento del governo, un altrettanto consistente potenziamento dei poteri di controllo del parlamento. I rapporti esecutivo/legislativo, come mostra i l caso statunitense, non sono, necessariamente, riconducibili a un gioco a somma zero nel quale a un rafforzamento del governo deve corrispondere un indebolimento del parlamento (e viceversa). Si potrebbe dunque dire: ben venga i l rafforzamento dell'esecutivo (anche mediante elezione diretta) ma a patto che de) non si risolva in una emarginazione, in stile gollista, delle assemblee legislative. Questo in via teorica, naturalmente. Credo infatti che l'attuale dibattito sulle riforme istituzionali abbia ben poche probabilità di condurre a sbocchi operativi che non consistano in «ritocchi» e in «razionalizzazioni» di secondaria importanza, del tutto inadeguati a modificare in profondità i l funzionamento del sistema politico-istituzionale. Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==