Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

240 formazionecolpiscononei suoi centri più nevralgici la democrazia politica. Personalmente, ritengo che questi problemi dovrebbero diventare i veri oggetti del dibattito (tanto più nel caso di una rivista come Q.P. cheanni fa contribuì ad introdurre nel dibattito politico la tematicadella «democrazia autoritaria»). Concludocon alcune osservazioni (di carattere marcatamente «ideologico») sulle «prospettive». Nel dossier. viene riproposta come ancorapraticabile nelle condizioni dell'Italia degli anni ottanta, l'ipotesi«centralizzatrice-giacobina», l'ipotesi del partito «riformista» (odella «coalizione» riformista) che organizza un bloccosociale coeso(classe operaia+ceti medi) e che impone un assettosostanzialmenteneo-corporativo all'intero sistemapolitico. Si tratta, in sostanza, di unadelle due principali ipotesi che circolano entro la sinistra italiana (inspecie entro, o a latere, del Pci). Laseconda ipotesi, come è noto, è quella «tecnocratico-efficientista»sostenuta — quantomeno a parole — dai socialisti (rafforzamentodell'esecutivo, ridimensionamentodrastico dei poteri del parlamento, stile V Repubblica). Nella prima ipotesi, gli obiettivi riformisti sonoperseguiti grazie alla capacità del partito di guidare una compatta e potentecoalizionesociale. Nella seconda ipotesi gli obiettivi riformisti sonoperseguitimediante la riduzione della complessitàistituzionale, lo snellimento delle procedure, la concentrazione del poteredecisionale in pochi gangli del sistema politico-istituzionale. Stamee Salvati, sostenitori in sostanzadella I ipotesi (quella che chiameròneo-corporativo-giacobina) ricordano peraltro giustamente che anch'essanecessita di interventi di riforma istituzionale (legge elettorale, ecc.). Non intendodiscutere il grado di realizzabilità dell'una e dell'altra ipotesi, le probabilità che essehanno di essere tradotte in effettivi progetti politici. Did) solo a questo proposito che essendo quelli che sono gli equilibri politici e sociali nell'Italia odierna, nessuna delle due ipotesi ha a mio giudiziomoltechances di realizzazione.Preferisco invece, per così dire, metterla sul piano della «ideologia», spiegareperché né l'ipotesi neo-corporativo-giacobina né quella tecnocratico-efficientistasonomai riuscite a suscitare il mio entusiasmo. I l fatto è che le due ipotesi mi sembranomolto più simili fra loro di quanto nonpossa apparire a prima vista, per almeno un aspettocruciale: la forte concentrazione del potere che entrambi gli scenari richiedono (nel governo, l'ipotesi tecnocratico-efficientista; nelleburocrazie partitiche e sindacali, l'ipotesi neo-corporativo-giacobina). In entrambi i casi i rischi di autoritarismo mi sembranoassai forti. Nell'ipotesi tecnocratico-efficientista i diritti di controllo dell' opposizionevengonoerosi mediante il ridimensionamento del potere BibliotecaGino Bianco

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