239 secomponenti senza distinzioni di ruoli fra maggioranza e opposizione (2). Se il quadro rapidamente tratteggiato e anchesolominimamente plausibile, occorre cominciare a preoccuparsi seriamente degli effetti dell'operare di un sistema di questogenere sulla democrazia politica.Perché l'esistenza di un establishment partitico con le caratteristichesommariamente indicate contribuisce ad erodereprogressivamente la democrazia politica, minandone le strutture portanti. Ad esempio, la fondamentale (per la democrazia) distinzione fra sfera pubblica e sfera privata si appanna fin quasi a scomparire a causa della affermazione di un sistema neo-patrimoniale di appropriazione a fini privati di risorse formalmentepubbliche (cui fanno da pendant le periodiche, ipocrite, campagne per la «moralizzazione della vita pubblica», contro le lottizzazioni, ecc.). Ad esempio, si indebolisce l'interosistemadelle garanzie giuridiche per effettodell'occupazione partitica delloStato: si pensi alleconseguenzedella «partitizzazione» dellamagistratura. Ad esempio, il settore vitale della informazione politica, anziché svilupparsi secondologiche di «mercato» (le soleche oltre ad imporre un minimo di preparazione e di etica professionale ai giornalisti,possonoconsentire agli organi di informazione di svolgere un ruolo di contro-potere) diventa anch'essoun'area assistita e lottizzata (non parlo della sola Tv), frazionata fra le diverse componenti dell'establishment partitico (3). Insieme, neo-patrimonialismo, affievolimento delle garanzie giuridiche e «partitizzazione» della in2. Si tratta di un establishment ma, naturalmente, tutt'altro che compatto. Esso e anzi percorso da continui conflitti che hanno però scarse relazioni con le divisioni «visibili» quali vengono presentate, ad esempio nelle campagne elettorali, al grande pubblico. I messaggi «cifrati» che le forze politiche, o i loro vari esponenti, si inviano continuamente — l'opposizione «diversa» di Napolitano, la recente proposta di De Mita di maggiori «spazi» al Pci al centro, in cambio di maggiori spazi alla Dc in periferia, ecc. — sembrano collegati precisamente a questi (invisibili, o poco visibili) conflitti. E, d'altra parte, la vera ipotesi politica che circola su un eventuale dopo-Craxi non e forse quella del «governo dei tecnici» sostenuto dall'arco costituzionale al gran completo? 3. Sia chiaro: non sto sostenendo che in una precedente fase non meglio precisata lo Stato di diritto fosse pienamente rispettato, la magistratura fosse pienamente indipendente dal potere politico e i mass media operassero secondo pure logiche di mercato. E' evidente che le lottizzazioni (esempio: dalla tv di Statomodello Barnabei alla tv di stato riformata) cominciano quando si indebolisce i l controllo democristiano. Senonché, opera una logica perversa nel «pluralismo partitico» applicato all'occupazione dello Stato, e di altre istituzioni vitali: una formidabile tendenza alla espansione, dovuta alla competizione fra i partiti, che logora progressivamente gli istituti della democrazia. Biblioteca Gino Bianco
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