Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

232 delle democrazie contemporanee, possiamo riscontrare una significativa frequenza di innovazioni istituzionali (che riguardano sia i l terrenocostituzionale che quello sub-costituzionale): un caso per tutti, quello belga; ma un amico costituzionalista mi segnalava recentementeuna moltitudine di paesi che, pur avendo proceduto alla chetichella, hanno finito con l'adottare riforme di rilevantissima portata politica. Nell'attesa di averne un censimento aggiornato ed esauriente, possiamochiederci le ragioni di tanto dinamismo. E credo che la risposta nonsia troppo ardua da scovare: di tanto le nostre società diventano piùcomplesse, interdipendenti, mobilitate, vulnerabili, di altrettanto cresce l'esigenza di adeguare le vecchie regole del gioco. I l che sta asignificare che in un'epoca di forte dinamismo sociale, culturale e politico, il tema delle innovazioni istituzionali, più che come una fase straordinaria, può finire col diventare una prassi pressoché «costante» (e continua) dello stessomodo di vivere, di funzionare, della democraziamoderna. Stefano Nespor I. Secondo Salvati e Stame, l'attuale situazione di stallo decisionale in cui versa il sistema politico italiano potrebbe essere sbloccata da una riforma elettorale in senso (genericamente) maggioritario, che, in qualchemodo 'rivitalizzando il sistema', potrebbe favorire un'alternativa di sinistra. Suquesto tema è intervenuto anche i l segretario della Dc, De Mita, che, ai primi di febbraio, ha esposto il progetto del suo partito alla Commissione bicamerale per le riforme istituzionali. Secondo quanto riferisce i l Corriere della Sera (2-2-84), De Mita pur dichiarandosi favorevole alla previsione di un premio alla coalizione (e non al partito) vincente alle elezioni, avrebbe escluso qualsiasi riforma in sensomaggioritario del sistema elettorale, perché «si brucerebbe quel poco o quel tanto di pluralismo che c'è nella società civile e che è beneconservare». Sesi applica il principio che ciò che non piace al tuo nemico devepiacerti, la posizione assunta da De Mita (peraltro assai interessante per il tentativo di conciliare pluralismo e governabilità) sembra avvalorare la tesi di Salvati e Stame. Ma, anche ammessa (e assolutamente non concessa) la sincerità e la credibilità del segretario della Dc, i l questionario di Salvati e Stame fa sorgere, prima di una risposta, due domande. Biblioteca Gino Bianco

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