Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

213 meno crea, in modo spesso superficiale e distorto. Vi è infatti una netta separazione tra i l lavoro di ricerca, di riflessione, di analisi che si va compiendo in alcuni ambienti sindacali e scientifici, e la «discussione» che si svolge al livello di grande pubblico, e che niente ha di scientifico. Con questo non si vuol dire che la discussione che coinvolge i l pubblico ( i lettori di giornali, gl i ascoltatori della televisione) dovrebbe essere condotta con formalizzazioni sofisticate e con riferimenti specialistici ignoti ai più, ma solo che potrebbe essere condotta cercando non tanto di cogliere gli «effetti» positivi e negativi, quanto di analizzare i meccanismi attraverso i quali l'innovazione tecnologica nasce, si diffonde, incide sull'occupazione e sul tempo l ibero, sulle condizioni di vita e di lavoro. Questamancata analisi dei meccanismi rappresenta la rinuncia aqualunque tentativo di analisi scientifica dei fenomeni e sconfina in forme di millenarismo, come quelle della «fine del lavoro» o della «soddisfazione totale dei bisogni» attraverso l'automazione. E' indicativo che buona parte delle estrapolazioni che oggi si fanno sul nostro futuro microelettronico siano pressoché identiche a quelle che verso la metà degli anni sessanta venivano fatte a proposito dell'informatica. Analoghe le speranze: due soli calcolatori sarebbero bastati a soddisfare le esigenze di calcolo mondiali (previsione del presidente della IBM negli anni cinquanta); i lavori noiosi e ripetitivi sarebbero stati eliminati. Simili le paure: una nuova classe, quella dei tecnici informatici, avrebbe dominato la nostra vita. Tutte cose delle quali oggi sorridiamo, ma che allora costituivano i l «comune sentire» sull'informatica. Perché appunto d i questo si tratta, del «comune sentire» e non del «comune ragionare», mentre è proprio i i carattere nuovo dei fenomeni cui assistiamo che imporrebbe di ragionare, analizzare, avanzare ipotesi e cercare conferme e smentite nei fatti e nei processi ai quali ci troviamo di fronte. Il «sensocomune» sulla rivoluzionemicroelettronica C'è un paradigma ormai dilagante che descrive (non analizza) l'innovazione microelettronica e che si esprime in questi termini. Essa è una vera rivoluzione perché: — attraversa tutti i settori della produzione e del consumo — rappresenta i l trasferimento di un risultato scientifico nella produzione — cambia i l modo di lavorare e di vivere — sostituisce, a differenza delle innovazioni tecnologiche delle epoBiblioteca Gino Bianco

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