Quaderni Piacentini - Nuova Serie - n. 12 1984

199 Più avanti l'autore afferma, in un contesto più generale. che «il tossicodipendente smania per la droga perché gli sembra che essa siacapace di curare il difetto centrale del suo sé» [7b}. La patologia raggiunge qui i l suo massimo. L'opinione di Kohut avrebbe potuto essere vista anche al punto A, dove la dipendenza è considerata un disturbo evolutivo. Questa breve e certamente incompleta escursione tra le teorie chedefiniscono la dipendenza come un comportamento patologico sulla base di un approccio psicologico del problema ci lascia molto perplessi. A credere agli autori citati, nei tossicodipendenti ci sono molte cose che non vanno. Ma, curiosamente, si possono trovare degli autori che descrivono come patologica la tossicodipendenza senza legarla a specifiche caratteristiche qualitative o quantitative. Potrei citare Van Di jk che, a proposito della dipendenza dall'alcol, conclude che «non c'è alcuna indicazione di particolari caratteristiche della personalità» 18, 91. 1 ricercatore americano Craig ha arricchito la letteratura sull'argomento con un'accurata rassegna di tutti gli studi empirici sulk caratteristiche della personalità dei dipendenti da eroina [10a, b, cl . La sua conclusione è che una patologia è si presente, ma non una patologia specifica, e che non è possibile individuare particolari caratteristiche nella personalità dei dipendenti da eroina. Si può essere tentati di reagire a tutto ciò con una conclusione modernissima. Nel clima attuale, in cui si dà la preferenza alla multicausalità, alla multifunzionalità e persino alla ricerca multidisciplinare, si deve accettare di poter applicare, nell'analisi e nella cura di un caso di tossicodipendenza, teorie psicologiche differenti, l o non accetto una conclusione del genere, perché lascia sullo sfondo l 'a priori che ho citato all'inizio di questo articolo. Aquesto punto vorrei passare un momento a un'area completamente differente, quella di un altro presunto problema, l'omosessualità. C'è stato un periodo, dal quale in Olanda siamo quasi usciti del tutto, in cui l'omosessualità era considerata un disturbo mentale, uno stato psicopatologico. In quel periodo, una gran varietà di teorie e un gran numero di scienziati si preoccupavano del «problema» dell'omosessualità senza niai riuscire a raggiungere una visione più omeno omogenea delle cause e del modo di curarla. Ciononostante l'omosessualità era considerata, per comune consenso, come una malattia morale o mentale e spesso come le due cose insieme. Questomodo di vedere è cambiato considerevolmente. In realtà, una volta che l'omosessualità ha raggiunto un certo livello di integrazione e di accettazione sociale, la questione è stata lasciata cadeBiblioteca Gino Bianco

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