Processo Valpreda - n. 19 - 23 marzo 1972

L. 3'8 23 MARZO 1972 N. 19 , ., BO·MB·E, TRALICCIELOTTADICLASSE Giangiacomo Feltrinelli - Abbiamo scritto qual è il nostro giudizio su lui. Resta un giudizio su un uomo singolo, non su un militante comunista. Feltrinelli era animato dalle migliori intenzioni, ma restava estraneo al movimento di classe, alle sue radici, alle sue motivazioni, alla sua forza. Perché trasformarlo nel simbolo della giusta violenza rivoluzionaria? Perché voler caricare su spalle così fragili la volontà di emancipazione delle masse e la sua espressione organizzata, anche sul terreno della lotta armata? E oltretutto, chi si prenda la briga di leggere le cose che Feltrinelli sosteneva, si accorge facilmente che il suo modo di 1intendere la lotta armata era avanguardistico e aristocratico. E non perché la avanguardia non abbia compiti e responsabi-lità precise su questo terreno - una simile concezione opportunistica è la più estranea ai principi rivoluzionari, e non basteranno perquisizioni arresti o assassini a imporcela. Ma perché la violenza rivoluzionaria affonda sempre le sue radici nel movimento di classe. la violenza in- <lividuale o di un gruppo, in nome di una massa sfruttata e oppressa, ma passiva ed estranea, non ha altro valore che quello di una testimonianza disperata ed è sempre perdente. Ma quando J',llegalità - l'opposi2eione alla legalità dellà dittatura borghese - diviene nella lotta di classe la pratica quotidiana di larghe masse proletarie, allora essa ha un significato rivoluzionario, esce dai confini del regime sociale esistente e delle sue contraddizioni interne, perché non si limita a infliggere dei colpi all'avversario, ma trasforma e libera migliaia e milioni di uomini. In questa rottura, in questa capacità di una massa di uomini e donne ridotti a ingranaggi di una macchina sociale che si alimenta della fame, dell'ignoranza e dell'infelicità, a trasformarsi in una classe, a riconoscere nella propria miseria la •icchezza possibile e giusta di una società libera dal lavoro sfruttato, qui sta il valore positivo, la necessità prima della violenza rivoluzionaria. E non solo nella necessità di rispondere alla violenza del nemico di classe. Comuinsta è chi muove da questa premessa. Ogni altra posizione può essere soggettivamente giustificabile, ma non appartiene alla prntica e alla teoria della rivoluzione sociale. L'illegalità di massa è il becchino della borghesia, l'illegalità d'avanguardia ne è l'integrazione e la garanzia di vittoria. Ma se è giusto e necessario non concepire l'iniziativa armata come un sostituto della lotta di massa, è possibile concepire la lotta di massa come sufficiente, esaurire in essa i compiti della rivoluzione, vederla co-. me un sostituto dell'organizzazione e dell'iniziativa di avanguardia? Solo chi non è comunista può rispondere si. Questo equivarrebbe a contrapporre a un esercito mercenario, criminale, attrezzato, nient'altro che il proletariato disarmato, e dunque, farsi complici della sua disfatta. Se è vero che nel Vietnam l'imperialismo è battuto dalla coscienza indomabile di un popolo intero, disposto a morire in nome della propria volontà di vivere, è altrettanto vero che quella coscienza si realizza nell'organizzazione, nella capacità di affrontare e vincere il nemico su ogni terreno, quello dello scontro aperto come quello dell'imboscata o dell'attentato clandestino. , E' questo nesso che la borghesia e la sua forza armata vogliono oggi spezzare. L'illegalità di massa è il loro becchino, l'illegalità dell'avanguardia ne è l'integrazione e la garanzia di vittoria. Isolare l'una dall'altra per distruggere l'una e l'altra, ecco la necessità impe- , rativa dei capitalisti e dei loro funzionari. Chi era Feltrinelli, chi sono i GAP o le Brigate Rosse rispetto a questa impostazione? Noi pensiamo che non siano stati e non siano gli interpreti dei bisogni della classe. Noi pensiamo che la rivendicazione della lotta armata, e le sue modeste traduzioni iniziali, in persone come Feltrinelli fosse soltanto in apparenza una posizione avanzata rispetto alla lotta di classe, e fosse in sostanza, nell'incomprensione della sua forza, e nella sopravvalutazione strategica della forza del nemico, la riedizione militante, ma tradizionale, della violenza democratico-borghese, quella difensiva dell'antifascismo interclassista. E, in questo, era allo stesso tempo il rovesciamento e la continuazione della linea del gruppo dirigente del PCI. lé:l Prima di ogni altra considerazione, a monte della trama di provocazioni che su questi gruppi si è costruita pazientemente e vigliaccamente, è questo giudizio politico a doverci orientare. Perciò noi diciamo che con Feltrinelli la borghesia ha giocato come il gatto col topo. Perciò noi diciamo che Feltrinelli è una vittima della borghesia, coraggiosa e cosciente, ma non un rivoluzionario .da rivendicare alla lotta proletaria per il comunismo. Perciò noi diciamo che sbaglia profondamente, e indebolisce proprio il progetto della violenza di classe che intende perseguire e rafforzare, chi si accontenta idealisticamente o qualunquisticamente di mettere insieme e uhire ogni presa di posizione che dichiari di ispirarsi alla necessità rivoluzionaria della lotta armata. Vigilanza rivoluzionaria e maturità politica. E veniamo al secondo problema, quello della provocazione. Nessuna organizzazione rivoluzionaria ne è immune per grazia di dio; ma è certo che quanto maggiore è il divario fra il movimento di lotta e le avanguardie, tanto più ampio si fa il varco all'infiltrazione, alla confusione, alla strumentalizzazione. La vigilanza rivoluzionaria è certo un problema di organizzazione e di disciplina; ma è prima di tutto un problema politico. E su questo bisogna essere chiari. Notarnicola è un compagno, ma solo a partire dal fatto che sottopone al giudizio dei proletari i propri errori e li denuncia, e non perché ha commesso quegli errori. E noi abbiamo una serie di esempi di come uomini isolati delle masse, mossi dalle migliori intenzioni, abbiano finito col trasformare il problema della lotta armata in una questione di specializzazione professionale - lo è, anche - cadendo nel peggior dilettantismo politico. L'esemplare disastrosa vicenda di Genova, di un proletario comunista, Mario Rossi, finito nello stesso sacco di un furbetto fascista, Vandelli, o di spie della polizia, è stata più volte ricordata e analizzata da noi. E lo stesso miscuglio di specializzazione e di dilettantismo riaffiorano oggi in tanti aspetti di questa vicenda lega. ta all'uccisione di Feltrinelli; e, dietro, la regia fin troppo scoperta dei funzionari della provocazione borghese. E va qui aggiunto un altro esempio, quello di Valpreda. Anche con lui hanno giocato come il gatto col topo, ma dietro di lui hanno trovato la forza dei rivoluzionari e la coscienza e la mobilitazione degli sfruttati. Da questo sono stati sconfitti. Sul nome di Valpreda, denuncia e vittima in carne e ossa della strage di stato, ci siamo battuti e ci batteremo. Sul singolo individuo Valpreda la solidarietà non può diventare confusione, il suo ruolo di vittima non lo trasforma in eroe. Un giornale fascista ha pubblicato foto clamorose che lo ritraggono in cordiale vicinanza col fascista e Jrovocatore Merlino, a Regina Coeli. E' una cosa triste, na non certo una cosa che ci tocca o ci mette in imbarazzo. Gli errori e le miserie di Valpreda appartengono a lui, e a noi appartiene il diritto di denunciarli, e di continuare la nostra battaglia politica. Ma il rumore assordante della montatura 7eazionaria - quanto compatta, oggi, con l'Avanti e l'Unità in gara con De Peppo a chi arriva primo alla messa fuori iegge delle avanguardie comuniste - non ci fa impressione. Al contrario. Noi crediamo che, ancora una volta, abbiano sollevato una pietra per vedersela ricadere addosso. Noi siamo tranquilli, e intenzionati a uscire più forti da questo nuovo scontro. Perché sembra che prevalga la confusione, ed è invece una grande occasione di chiarezza. Un'orchestra stonata. Vediamo con ordine. I fascisti. Definitivamente provata la loro responsabilità di esecutori della strage di Milano, in primo luogo dalle ultime conclusioni della controinchiesta condotta dai compagni, in secondo luogo dalla concorrenza elettorale DC. che ha dato via libera - fino a un certo punto all'inchiesta trevigiana. Fino a un certo punto perché gli schedari di De Lorenzo continuano a esercitare un buon ricatto sui notabili del governo. Al tempo stesso la DC ha confessato per DOVE L'ABBIAMO GIA' VISTO? li ministro di polizia Mariano Rumor, saluta gli elettori. la seconda volta la sua responsabilità; dopo il colpo di mano contro il processo Valpreda, autorizzando il controllato progresso dell'inchiesta Stiz in campagna elettorale. Le stesse cose si sapevano prima, e non erano state tirate fuori. Il governo, i partiti « democratici », la polizia, la magistratura. Un ministro forcaiolo che dirige di fatto l'inchiesta su Feltrinelli, Gonella. Una polizia, guidata dalla banda Allegra-Calabresi, che ripete il suo exploit di allora; allora aveva dichiarato: • Sono gli anarchici •; ora dichiara subito: • E' Potere Operaio», e impone alla Procura con un vero e proprio ultimatum di indirizzare l'indagine a senso unico su questa organizzazione. Una polizia che ha seguito costantemente le mosse di Feltrinelli, e che, dopo averlo cercato di incastrare nel '69 senza alcun appiglio, non ne parla più fino a incastrarlo, cadavere, nel '72. Un giornale - il Corriere della Sera, organo della questura milanese e viceversa - che finge di sapere dalla lettura di Potere Operaio il rapporto fra GAP e Feltrinelli, dopo averne abbondantemente scritto un anno fa. E così via. , I partiti della sinistra revisionaria - PSI, PCI e loro compagni di strada. Avevano saputo che si preparava qualcosa di grosso contro Feltrinelli, e l'avevano fatto avvisare, ma ora non dicono niente. Hanno subito parlato di assassinio, e hanno fatto bene, ma hanno avuto paura di parlare delle attività di Feltrinelli, nel loro falso e opportunista senso di responsabilità, e hanno fatto male. Perché ne avrebbe parlato la polizia, e peyrché la verità va detta sempre. Così, come abbiamo ripetuto nei giorni scorsi, non si difende né Feltrinelli né la sinistra, e si discredita la verità: la congiura antiproletaria che ha portato all'uccisione di Feltrinelli, e che delle attività di Feltrinelli si è vigliaccamente valsa. Oggi questi partiti sono impegnati in prima fila nel sostenere la tesi degli opposti estremismi, e, soprattutto il PCI, dell'eliminazione dei gruppi di sinistra. I « gruppi » extraparlamentari - Sembrano perdere, oggi, l'orientamento, e polarizzarsi verso due posizioni opposte. La prima, incarnata dal molto parlamentare «Manifesto•, è quella dell'opportunismo dichiarato, della fuga dalle responsabilità dell'avanguardia, dell'omaggio ripetuto al movimento di massa trasformato in un collegio di educande e alla sua avanguardia trasformata in gruppo parlamentare. Il problema della violenza rivoluzionaria è qui praticamente soppresso; resta solo quello di un uso difensivo delle istituzioni. Lotta Continua e il movimento extraparlamentare. Dall'altro lato c'è lo scivolamento frettoloso, verbale e anche pratico, verso un avanguardismo che vuole essere offensivo e cade però nel terreno chiuso della difesa dall'attacco dell'awersario. E' una posizione più •pericolosa• della prima, in termini giudiziari, ma questo è affare che non ci riguarda; è una posizione che dev'essere discussa e recuperata. Offrendo un fronte compatto al nemico, provocando la maggior chiarezza fra noi. E' quello che ci separa da Potere Operaio. La tesi: •Ce le hanno date, ma gliene abbiamo dette•, non ci piace. Ai nostri nemici dobbiamo dirne poche, e darne molte. E' dalle masse che dobbiamo ascoltare, è alle masse che dobbiamo dire. In piazza, a Milano, la sinistra rivoluzionaria è stata forte, ha individuato il nemico, l'ha affrontato, ha separato gli opportunisti dai rivoluzionari, si è presentata al proletariato con le carte in regola. Ma la crescita della lotta proletaria e la sua unificazione possono e devono venire, oggi, dal rapporto reciproco e continuo tra l'azione di massa e l'iniziativa di avanguardia. C'è un terreno falso su cui non dobbiamo scendere, quello dello scontro difensivo, contro la repressione e la provocazione. Un governo di questurini vuole condurre una campagna elettorale su argomenti di cronaca nera politica. Per battere questo tentativo, per difendere non noi stessi ma tutto il movimento, bisogna rilanciare la lotta di massa. E rispetto a questa, alla sua maturità, alla sua prospettiva, consolidare e armare l'avanguardia. Non vogliamo regalare alla congiura elettorale e repressiva il cadavere di Feltrinelli, ma per ottenere quest-0 non possiamo restare paralizzati intorno a quel cadavere. Qual è oggi il rapporto giusto fra lotta e organizzazione? Quali criteri possono permettere una giusta distinzione fra gli obiettivi contro cui rivolgere l'illegalità rivoluzionaria e le iniziativa scorrette o equivoche? Questi sono i problemi aperti al movimento. A questo sarà dedicato il numero di domani del giornale. I fascistiRauti,Fredae Ventura incriminatiper la stragedi Milano Sono partiti per Milano i 25 volumi dell'istruttoria del giudice Stitz a carico di Rauti, Freda e Ventura. Nella requisitoria si legge che esistono « fondati motivi » per considerare i tre fascisti come organizzatori della strage del 12 dic,embre. Miracoli della giustizia di stato. L'istruttoria contro i colpevoli designati, Valpreda e gli anarchici, viene spedita a Roma. Il processo di Roma minaccia di rivelare ai quattro venti chi sono i colpevoli veri con i loro annessi complici e protettori, e perciò viene bloccato e rispedito a Milano. L'incarico ·di rivelare i colpevoli, naturalmente lasciando stare i complici e i protettori viene dato a un giudice fidato e fuori mano, Stitz. 1j giudice esegue, e rispedisce il tutto a Milano. Intanto a Milano la magistratura è indaffarata a~. torno a un altro cadavere di stato, a un'altra e più groi;. sa provocazione, dove i nomi dei tre fascisti della strq. ge, Rauti Freda e Ventura, vengono con abili sottintei;i mescolati e collegati a Feltrinelli e ai gruppi rivoluzici. nari. Il cerchio si chiude. Naturalmente i colpevoli-ii,. nocenti della prima istruttoria, quella di Cudillo e 01;. corsia, continuano a restare in galera.

23 MARZO 1972 Loscioperogenerale a Torino Lo sciopero generale di martedì indetto dai sindacati. c:imp 1P.ssivamente non è riuscito. Certo in molte fabbrici,e. alla 8ertone. alla Pininf~rina. Hlla Pirell1 di Settimo ecc .. la partecipazione è stata notevole. ma per esempio alla CEATe altrove non è neppure stato indetto e gli operai non sapevano neppure che c'era. A Mirafiori hanno scioperato compatti gli operai del montaggio ( 1 turno). ma solo alcuni compagni nelle altre squadre. E' riuscito pienamente invece uno sciopero autonomo di 8 ore fatto dagli operai dell'officina 53 (2" turno) contro il licenziamento di due compagni. La Fiat si è impegnata a riassumerli. ma gli operai hanno deciso di continuare la lotta fino a quando i licenziati non torneranno tra loro. Quella di ieri è stata una pesante sconfitta per i sindacati. che avevano indet10 lo sciopero sulla testa degli operai. per motivi propagandistici. chiedendo una solidarietà generica con le lotte dei braccianti. Sta ora agli operai impedire al padrone. ai fascisti e ai crumiri (che da ora cominceranno a fare la voce grossa per il fallimento dello sciopero di martedì) che esso si trasformi in una sconfitta anche per gli operai. In fabbrica c'è la forza di far questo. Fascistiali'opera a ReggioCalabria Tremila braccianti della provincia di Reggio hanno partecipato allo sciopero generale facendo una manife. stazione in città. I seguaci dell'aspirante senatore Ciccio Franco non erano d'accordo. Al mattino hanno fatto a botte davanti alle scuole con i compagni che invitavano gli studenti a scioperare. E poi sono andati anche a dare fastidio al corteo. Così come alcuni mesi fa avevano attaccato i picchetti delle gelsominaie in sciopero. PIRELLI No alla legge antisciopero Dopo le serra1e di imeri reparti, dopo pro\'vedimenti di- ,ciplin,iri e so~pensioni punitive contro gli oper:1i che prolung:mo le ore di ,ciopero sind.1cali e fonno corre'. interni. ecco che Pirclli rir;i fuori una nuon1 Jrmn contro gli scioperi inci- ~ivi: quando L1 produzione diminuisce in un repano per gli scioperi dei reparti che precedono. :1desso non c'è -.olo 1:1 serr:11,1.c'è :mche il raglio del s.:1',niosul cottimo. cioè. c..>me dicono gli opcr;ii. vengono p:ig:ni solo per i peni che producono. L.1 direzione dice: « E" un ,1ccordo col sind:1c,110: noi si:11110 leg;1li ». , E il sind ..1c:.110dice ;1gli operai: « Avete ragione ~1 prote"il,lrc. m;t noi non possiamo farci niente. E' Lt legge! >>. Gli oper;.ti però non ~ono d'accordo, così d,1 due giorni sono riprese le « \'i.sire» di operai in direzione t! sono rirre-;i gli ,ciopcri fuori dall'ornrio progrnmm;HO dal sind:1cato. E' 1'86/9 I che si muove. è il primo reparto colpì 10. E gli O))er:ii clcll'86 91 h,rnno deciso: questa nuova legge amisciopero non de\'e p:1:-,!,;.lre.i\'ei tre rurni gli oper,1i non segnano sulle holle cli corrimo i pezzi prodotti. come la direzione vorrebbe. 111:1 la produzione pien;i: sulb pelle clc)!lioper.ii la « le!!ali,à » del p;H.irone non pas.:.,1 ! TRIESTE: Bloccatala "GrandiMotori" Sospesa la produzione alla "Grandi motori" di Trieste, una fabbrica dj 2.000 operai. I dirigenti pro. testano per ";'intolleranza" degli operai, che da una settimana stanno violando la loro libertà di lavoro. I picchetti operai infatti non si sono limitati a fermare i crumiri, hanno osato fermare sulla porta della fabbrica nientemeno che il presidente, l'amministratore delegato e la direzione. Imbestialiti per essere stati trattati da volgari crumiri, le eccellenze hanno deciso di sospendere 11 lavoro. Gli operai in assemblea hanno deciso di entrare lo stesso a continuare la lotta. Militantidell'IRAin Italia Dopo aver partecip,1to alle assemblee di Pavia, Torino e Genova, i due militanti rivoluzionari irlandesi. invitati in Italia da Lotta Continua, parleranno stasera a Milano. presso il circolo « La Comune » in V. Colletta. I due militanti sono: il compagno Dermor Kelly. uno degli esponemi di puma della People's Democracv e del Movimemo di resistenza .dell'Irlandn del Nord: l'organismo di massa nato dalla collaborazione tra i'IRA provisional~ e People's Democracy, che organizza le masse irlandesi nella lotta per il non pagamemo degli affitti e delle tasse. e per dare un sostegno popolare alla lotta armata condotta dai guerriglieri dell'IRA. , La seconda milirnnre K,1cherine H., combaneme dell'IRr\ provisionals. A loro si affianca il compagno Ful\'io Grimaldi. di Lotta Cominua, giornalista, che è sraro negli ultimi mesi testimone oculare dei principali episodi di lotta armarn in Irlanda e della represssione dell'esercito inglese. Domani i compagni Irlandesi parleranno a Tremo, sabato a Venezia. Nel corso di queste assemblee viene presemaro il libro « Irlanda: un Vietnam in Europa». edito da Lotta Cominua, che comiene una cronologia degli ultimi tre anni di lotta armata. numerosi documemi delle organizzazioni rivoluzionarie irlandesi. insieme ,1 una ricca documemazione fotografica. Scioperosimbolico e obiettiviproletari La campagna elettorale dell'ordine pubblico, i bollel 'ini di guerra del telegiornale sulla caccia agli estremisti devono far credere che la partita si sta giocando fra Io stato e i gruppi rivoluzionari, che tolti di mezzo questi è aperta la via all'« appuntaJYJentocivile e democratico del 7 maggio», al nuovo governo, alla normalità. "La rinascita è nelle urne" 1rnnno dichiarato gli industriali lombardi. Elezioni, ordine pubblico, sorrisi televisivi fra Almirante e la DC, caso Feltrinelli. E la lotta di clas- ~e dove è finita? Nessun quotidiano nelle prime pagine, nessuna telegiornale nei bollettini di guerra ci ha messo le ultime statistiche ufficiali sulla diso rupazione: dal gennaio '71 al gennaio '72 in Italia ci •ono 338.000 disoccupati in più. E non ci hanno messo nemmeno uno sciopero di 7 milioni di proletari, braccianti, edili, operai di fabbrica, e studenti. 20.000 in piazza a Catania 30.000 a Napoli: soprattutlo dal sud è venuta la spinta a un appuntamento di lotta generale, per schierare e unire le forze proletarie. I sindacati hanno proclamato lo sciopero generale, sotto la pressione della volontà di lotta delle masse. Ma quale risposta, quali obiettivi, quale programma hanno dato a questo enorme spiegamento di fo za, di combattività, di unità proletarie? La firma di un contratto, quello dei braccianti, solidarietà, riforme. Ma né le firme sui contratti né le riforme rispondono ai bisogni e alla capacità di lotta dei proletari. E la solidarietà non basta. Già è successo, nelle campagne meridionali, che gli scioperi generali di zona sono stati trasformati dalla decisione e dalla coscienza di massa. Volevano essere, nelle previsioni sindacali, lo sfogo di una tensione da neutralizzare senza troppi pericoli, e dive lavano momenti di lotta dura, con una organizzazicne e un programma. Quando i braccianti si uniscono ai disoccupati del collocamento, quando chiudono cantieri edili, e fanno scioperare a forza le operaie supersfruttate nelle piccole fabbriche; e poi sulle piazze prendono in mano i microfoni e djchiarano i loro obiettivi: no alla cancellazione dagli elenchi anagrafici; abolizione del minimo di 51 giornate lavorative all'anno per essere iscritti al collocamento; cassa mutua e pensione; parità di salario fra uomini . donne; pagamento immediato dei contributi sul graCiccioseminae Buffascava A Milano, nel corso di un'assemblea di 4.000 militanti convocata dal • comitato nazionale di lotta contro la strage di stato •, un compagno della • Controinformazione •, ha fatto clamorose rivelazioni. che inch;odano ulteriormente i sicari fascisti alle loro responsabilità di esecutori materiali della strage di stato. Mario Merlino. la spia di Ordine Nuovo infiltrata nel circolo • 22 marzo • per fornire le informazioni con cui "cucire• addosso agli anarchici gli attentati del 12 dicembre '69. nell'imminenza dell'apertura del processo. cominciò a nutrire serie preoccupazioni sulle sue future sorti giudiziarie. Tramite uno dei suoi difensori. l'avv. Lo Masto. fece sapere a Sìefano Delle Chiaie e agli altri camerati che non era disposto a fare da capro espiatorio e a beccarsi l'ergastolo. In conclusione: se avesse visto le brutte. avrebbe dichiarato in aula che si era limitato a fornire informaz;oni su Valpreda e compagni. senza prevedere l'uso r:he ne sarebbe stato fatto. Panico tra i fascisti. I quali. per tranquillizzarlo, gli organizzarono una serie di colloqui con un personaggio che di tecnica delle provocazioni se ne intende: Ciccio Franco. la • primula rossa • di Reggio. Gli incontri - tre. per l'esattezza - si svolsero nell'ufficio del vicedirettore di Regina Coeli. noto per le sue simpatie fa. sciste e per le sue antipatie nei confronti dei proletari e dei militanti in galera. Quali garanzie Ciccio Franco abbia offerto a Merlino per convincerlo a tenere la bocca chiusa. non è accertato. Certo è. che nello stesso periodo. qualcuno notò uno strano traffico intorno a un vecchio casolare isolato alle pendici del Gianicolo. distante un'ottantina di metri dal muro posteriore del carcere di Regina Coeli. Tutti i pom~riggi vi si recava un gruppo di una decina di persone. attardandovisi fino a notte inoltrata. Il casolare Il controllo proletario funzionò e la cosa fu immediatamente segnalata a chi di dovere. Furono compiuti appostamenti, da cu: risultò che il gruppo era composto da elementi di •Europa Civiltà•. l'organizzazione fascista a cui appartengono Riccardo e Claudio Minetti, figli dell'amante di Stefano Delle Chiaie e •garanti• del falso alibi di Merlino per il pomeriggio del 12 dicembre '69. Il capo del gruppo fu identificato come il fascista Buffa. detto •lupo di Monteverde•. ex legionario. istruttore nei campi paramilitari sull'alto reatino. Lo stesso Buffa è stato fra i fondatori, assieme a Merlino, del primo 22 Marzo. finto anarchico, sorto a Roma subito dopo il ritorno dei fascisti dal viaggio in Grecia dell'aprile '68. Al catasto. il casolare risultò di proprietà del Vicariato. Una conferma interessante, dati i rapporti che legano il Vaticano ad uno dei maggiori finanziatori del gruppo fascista: l'onorevole democristiano Agostino Greggi. Tutti i pomeriggi i fascisti entravano nel casolare, le cui finestre del piano terra erano state completamente murate. lasciando in libertà nel fondo circostante due grossi cani lupo. Dall'interno provenivano strani rumori. Non sufficientemente forti. tuttavia. da attirare l'attenzione dei solerti ufficiali dei carabinieri della vicina scuola-quadri del SID di via Garibaldi. Una notte di dicembre fu compiuta una ricognizione sul posto. Gli ambienti erano completamente privi di mobili; i pavimenti in terra battuta; dappertutto mozziconi di sigarette e di candele. In fondo al corridoio, sulla parete. un tiro a segno disegnato col carboncino con tracce di colpi da pistola, probabilmente calibro 22. Dappertutto montagne di terra scavate di fresco. In un ambiente sulla destra. vicino alla parete del casolare parallela al muro del carcere. una fossa rettangolare di metri 2 per 1, profonda una decina di metri. Un tunnel per sbucare dentro Regina Coeli 1 Certo è difficile pensare che gli scavatori fascisti. per quanto indefessi. sperassero veramente di farcela. Ottanta metri sono tanti anche per chi. nelle fogne. si trova perfettamente a suo agio. Supplemenlo quotidiano a • Lotta Continua • - Aegistraz. del Tribunale di Torino n. 2042 del 15-1t-69 - Dir. Aesp. Giampiero Mughini Tipo-Lito DAPCO • Via Dandolo, 8 · ROMA C'è un'ipotesi più credibile: quell della recita ad uso e consumo di Merlino. La spia fascista. a cui non mancano certo i collegamenti con l'esterno, si sarebbe certamente sentita più tranquilla. sapendo che • qualcuno • fuori. stava lavorando per lui. L'importante era non farlo parlare durante il processo. dargli l'impressione che. anche se gli avessero appioppato un ergastolo per strage, c'era sempre una via d'uscita a portata di mano. Poi. probabilmente. sottoterra ci sarebbe finito lo stesso. Magari non proprio nei modi e con gli scopi sperati. N.B. - Le foto eseguite durante la ricognizione, pervenuteci in busta chiusa ed anonima. sono a disposizione delle • autorità inquirenti •. Nelle quali. come è noto. nutriamo ampia e incondizionata fiducia. CASERTA: - Occupatala ferrovia Centinaia di operai della S. Gobain di Caserta hanno occupato i binari e bloccato i treni poco lontano dalla stazione. Polizia ferroviaria, mobile e carabinieri sono intervenuti per sgomberare. Subito dopo aver messo a tacere gli operai di Pisa, la S. Gobain parte all'attacco a Caserta, minacciando licenziamenti. Ha avuto martedì la prima risposta. I <<fatti>> La manovra di accerchiamento contro la sinistra rivoluzionaria organizzata procede con una ammirevole sicurezza. Guidata da Zicari - il •cronista-squillo• del Corriere della Sera - da Allegra e Calabresi - i due funzionari sotto processo per l'omicidio di Pinelli - dal procuratore De Peppo e da una quantità di giovani sostituti procuratori dal brillante avvenire. E bisogna dire subito che questa volta coreografia e scenografia sono ancor più affascinanti che all'epoca delle bombe e dei tuffò dal quarto piano. 1 - L'avv. Leon sarebbe il "personaggio chiave". I giornali scrivono che gli sono stati sequestrati documenti importantissimi. Proverebbero addirittura che gli scontri di sabato a Milano li ha fatti fare Feltrinelli! E' falso. A Leon non è stato sequestrato niente. 2 - Il giovane Carlo Magon sarebbe il "personaggio chiave". Fermato alla frontiera e portato a Milano. Scrivono i giornali: "Aveva le bobine con la voce di Feltrinelli". In realtà aveva delle bobine dell'assemblea alla Statale, in cui si parlava di Feltrinelli e del fatto che era morto. Rilasciato. 3 - Corradini militante di Potere Operaio. "Personaggio chiave". Aveva con sé tutte le istruzioni per fare la guerriglia a Milano. E' falso. Si trova in galera. 4 - L'appartamento di via Legnano, "centrale della guerriglia". I giornali scrivono che Potere Ope1anco N. 19 no e sull'olio; basta con Io sfruttamento dei bam bini. Questi obietti\'i non hanno niente a che vedere con la riforma democratica del collocamento, e degli enti agricoli statali che sono e rimarranno baracconi clientelari. Questi obiettivi dichiarano che I braccianti, come tutti i proletari, hanno diritto a vivere I piani europei sua'agricoltura sono faccende che riguardano i padroni, quello che interessa ai proletari delle campagne è un salario sufficiente a vivere senza d.over vendere i propri figli come schiavi. E' Io stesso obiettivo degli edili disoccupati, degli emigranti espulsi dalla Germania, degli operai lic<>nziati, sospesi, messi a. integrazione. E' il programma di tutti i proletari di fronte alla crisi: il salario garantito, la diminuzione generale dei prezzi dei generi di prima necessità, assistenza medica e scuola gratuite, case per tutti i proletari senza. pagare gli affitti. E' l'unica piattaforma di lotta giusta per una guerra della portata di quella che la classe domjnante conduce oggi contro il proletariato. L'unica che non elude la forza e la volontà di combattere del proletariato. Su un programma di obiettivi come questi non si realizza la semplice solidarietà, l'unità. che consiste nel contarsi tutti insieme nello stesso corteo,-ma..Ht unificazione reale, degli operai che PireUi vuole ridurre alla ragione facendogli pagare sempre più cari gli scioperi con i braccianti e i disoccupati che occupano i collocamenti e i municipi meridionali, con gli operai di Caserta che bloccano i treni perché la S. Gobain licenzia. L'unificazione per una dimostrazione di forza che non rimane simbolica ed elettorale come nello sciopero di martedì, ma che impegna. le immense energie del proletariato in un confronto generale e diretto con la classe degli sfruttatori e la macchina statale al loro servizio. Le imprese delle pattuglie antiscippo La polizia non ci ha messo molto a trovare il • complice del terrorista • che l'altra notte, secondo loro, ha tirato due Molotov contro una pattuglia antlsclppo. Hanno fatto rapidissime indagini sulla moto del due compagni, e una altrettanto rapida perquisizione in casa dell'ingegner Vaglio. In casa dell'ingegnere, tra le altre cose, ci hanno trovato anche il figlio, Robert9, e l'hanno immediatamente riconosciuto come il • complice •, benché affermasse, e con lui ì familiari, di non essersi mosso da casa negli ultimi due giorni. Arrestato per possesso dì materiale esplodente, resistenza aggravata e tentata lesione aggravata. Nello stesso giorno un'altra pattuglia antiscippo in servizio (l'ultima invenzione di Zamparelli: poliziotti travestiti da capelloni su moto con targa civile) ha investito una signora dì 70 anni mandandola all'ospedale in fin dì vita. Incidente sul lavoro. Le vie dell'ordine pubblico sono lastricate dì cadaveri. raio vi teneva. schedari, piani sovversivi e via dicendo. E' falso. Non è stato trovato niente. L'appartamento costa 200.000 lire al mese di affitto. Era intestato a Fioroni, ma ci abitavano più di 10 persone, che fa meno di ventimila lire a testa. I giornali scrivono: "Dove le trovava Fioroni 200.000 lire al mese? Dunque è ch.iaro che pagava Feltrinelli". Negli stessi giornali, in pagine diverse, si viene a sapere che, siccome l'affitto non lo pagavano mai, i compagni avevano già ricevuto lo sfratto. Quando si dice completezza dell'informazione! 5 - Lazagna, avvocato genovese, ex membro del PCI. E' in carcere per aver negato di conoscere Leon. Aspettiamo di saperne di più. 6 - Fioroni. "Personaggio ch.iave". Non si sa ancora dov'è. Se viene trovato il suo cadavere, avvisiamo fin da ora che non crederemo che si è suicidato per dispiaceri amorosi, o per il rimorso, né che è stato assassinato dai suoi compagni. Diremo che è stato Calabresi. Non si sbaglia mai. i - La "NSU Prinz". Un'automobile "ch.iave". E' stata vista sul luogo del delitto, è servita a Fioroni per scappare. Invece era dal 3 marzo in un'officina per riparazioni. 8 - Le carte d'identità false. Quella di Feltrinelli era intestata a Maggioni. Quella di Fioroni a Maggi. Anche il preside di Fioroni si chiama Maggioni. E però anche l'avvocatessa della moglie di Fioroni si ch.iama Maggio. E infine, perché non confessarlo, anche noi di Lotta Continua in terza elementare abbiamo avuto una compagna di scuola coi capelli lisci e gli occhiali, che si chiamava Maggetti. L'inchiesta contmua.

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