Giuseppe Antonio Borgese - Guerra di redenzione

- 33 - che un regolare, tutt'altro che un sorridente, che un uomo sensato). Qui si tratta dì continuare a fare l'Italia, e questa non può essere fatta da altri che dagli uomini senza « buon senso », dagli insensati. Sono questi insensati coloro i quali credono che I'Italia significhi qualche cosa nel mondo e eh~ le sue ambizioni non debbano essere limitate all'acquisto di qualche chilometro di territorio o anche di una maggiore influenza commerciale e militare nel Mediterraneo, ma che l'Italia abbia veramente una sua funzione ideale, se pure ancora non tutta palese, compressa dà tanto tempo, ma tal~ che noi dobbiamo curare, ognuno colle sue forze, di metterla in luce e di renderla ancora una volta attiva nel mondo. VI. In questo senso la neutralità italiana fino a oggi ha anche il suo significato ideale. Noi non possiamo aderire a nessuno dei due principii politici che allo scoppio della guerra si trovarono di fronte; non possiamo essere per la tirannide militare e nemmeno per la demagogia affaristica. Vi è qualche cosa di diverso che la piccola selezione degli italiani riconosce come suo : quella dottrina, quell 'antìchissima dottrina italiana di equilibrio morale e giuridico, di organizzazione nel margine della libertà, che non è da confondersi col buon senso, ma che è la sa1rn radice da cui il buon senso sorse poi come degenerazione. Naturalmente il momento è di una gravità tale che si intende come le esitazioni possano essere profonde in molti spiriti, anche amanti del loro paese. Ma quando si tratta non già di risolvere la questione del « qùando » e del « come », in cui tutti più o meno ci dichiariamo incompetenti, quando si tratta invece di discutere la questione del « se », allora noi vediamo che qualunque ragionamento è inutile e che vi è un punto in cui intervenzionisti e neutralisti non si intendono più, e non possono pensare ad altro che a porre dello spazio tra 11:'llotecaGino Bianco

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