Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

na pecke (stare sdraiato sulla stufa) (Nekljudov: 122). Abbandonarsi al sonno o all'oblio, dare di sé un'immagine anti-eroica, anti-romantica (Bohmig: 40), concedersi un comodo anticipo mentale su quello che sarebbe potuto diventare un viaggio reale, un vero contatto, anche fisico, con il paesaggio della Russia. Jurij Zivago durante il lungo viaggio in treno verso oriente ripropone questo atteggiamento: la sua fruizione del paesaggio e della natura è sempre mediata dall'iniziale osservazione, attraverso il finestrino del treno, mezzo di trasporto su cui viaggia, per cause di forza maggiore, prevalentemente sdraiato. Altro particolare da non sottovalutare è che le descrizioni paesaggistiche più intense e liriche si hanno durante le soste del treno, quando il rapporto tra uomo e natura non è mediato dalla velocità di spostamento, ma dallo stato di beatitudine che segue un lungo riposo e predispone, anche in situazioni contingentemente difficili, ad una fruizione tradizionalmente intesa. Il paesaggio è il vero «eroe e motore degli avvenimenti. L'uomo si definisce attraverso la natura» (Ripellino 1987: 43). L'alternanza, nel capitolo dedicato al viaggio, è fra sonno (o posizione orizzontale) e descrizioni-percezioni del paesaggio, a metà fra la visione e il sogno, comunque tutte marcate da un alto grado di sensibilità naturale e poetica. Il treno era in sosta per una delle tante fermate notturne. La stazioncina era immersa nella vitrea tenebra di una notte bianca. Quella luminosa oscurità portava in sé qualcosa di sottile e di possente: la testimonianza di uno spazio ampio e aperto. Suggeriva che il luogo si trovava a una certa altitudine, con un orizzonte vasto e libero. [...] Oltre il rettangolo del finestrino, accanto al quale, sdraiati, tendevano il capo, si estendeva un territorio senza limiti né confini, completamente sommerso dalla piena13 • 47

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