in tal modo che sembreranno vivi e parrà che strisciano sulla roccia»42 . La grotta mette in subbuglio il rapporto arte-natura, e con esso quello ordine-caos, gener; ndo una nuova relazione «perversa» che deve molto più cl doppio legame- o, per tornare ad ambiti testuali, al< trcolo ermeneutico-che alla pacifica e oraziana imita ,one, una relazione di implicazione incrociata, borderline. E se l'ornamento prediletto della grotta è la conchiglia, come ci ricorda sempre Caus, è senza dubbio in ottemperanza a questo fantasma dell'origine e del primordiale: «Ostriche, conchiglie marine, lumache, perle sono solidali delle cosmologie acquatiche come di un simbolismo sessuale»43 Nel teatro di corte che gli Stuart adorano e patrocinano, il gioco convenzionale della sequenza antimasquemasque, disordine-ordine è troppo rigidamente appiattito sull'orizzonte dell'apologo per non risultare inerte. Per l'ultimo Shakespeare invece, che ricicla e rigenera tutto l'apparato visivo e metaforico del teatro di corte, misteri e ambiguità della grotta sembrano non aver perso la loro potenzialità espressiva. Penso in particolare a Cymbeline, commedia equamente divisa tra scenari «colti»- Roma, corte e palazzo di Cimbelino- e luoghi «primitivi» - Galles, foresta, cava-. Che la grotta di Belarius sia come al solito un doppio della scena grande è confermato dallo spettacolo che offre Imogen agli occhi ammirati di chi la scopre: Bel. (Dopo aver guardato dentro la caverna) Se non stesse mangiando le nostre provviste, crederei che si trattasse di una apparizione magica! Per Giove, un angelo! O se non proprio un angelo, unameraviglia terrestre. Guardate... (Ili, 7, 13-17)44. Sorvolando sulle implicazioni liminali della natura semi-divina di Imogen nella grotta, si può evocare veloce216
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==