3. Nella grotta Reinstaurata dalla scena satirica di Vitruvio e Serlio, la grotta è un ingrediente essenziale del teatro-giardino del periodo. In Caus,più che un topos, è un'ossessione: il suo paesaggio è come trafitto da antri e anfratti, non vi è montagna, o rocher, o persino terrazza che non sia scavata dalla fantasia ctonica dell'architetto; la quale raggiunge, sulla falsariga di Pratolino, l'estrema-erotica?, sadica?-bi.zzarria di praticare fori e apri, re cavità nel corpo del suo gigante ovidiano, destinato ad accogliere, mostruosamente, «quelques grotes» tra cui una di almeno sessanta o ottanta piedi37 . Con Caus, quindi, ci si può avventurare oltre la soglia di una visione e di un significato generico. Immediatamente, ci" verrà riconfermata la vocazione teatrale della grotta, dalle varie narrazioni, ovidiane per lo più, che essa inscena: racconto di Galatea, copiato da Pratolino, o, più dettagliatamente, metamorfosi di Mida o ancora fiaba di Orfeo che incanta gli animali. Ma soprattutto, la grotta deve dare vita e anima, idraulicamente, alla narrazione. Nel caso di Orfeo,«...il movimento della musica si farà dietro la figura, in modo che sembri originare da essa, e il movimento del braccio si farà tramite un ingranaggio...». Altrove,«...il movimento delle figure si potrà fare facilmente tramite la ruota musicale e bisognerà fare in modo che quando il satiro cessa di suonare e abbassa il suo flauto, Apollo cominci subito a suonare la lira,e che l'andirivieni dell'archetto segni la misura della musica...»38 • La grotta è lo specchio triplice del teatro: architettonico, per la sua entrata che mima il frons scaenae, narrativo, per la fabula che si recita, drammatico per gli automi che vi si muovono. Giocando alla mise en abyme, il teatro usa la grotta come un altro se stesso. In Prince Henry Barriers, l'allegoria Chivalry viene scoperta in «yond cave»; in Thethy's Festival, compaiono 214
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