plicità. Non è la descrizione che ci rende presente l'immagine, bensì i vari elementi che, presi metonimicamente, stanno per il tutto (un segno basta quasi ad evocare l'intero paesaggio). La valenza deittica dei pronomi dimostrativi usati simmetricamente conferisce inoltre una precisione all'organizzazione spaziale alla quale corrisponde sin dall'inizio quel che si potrebbe definire la «carica emotiva» di questo paesaggio. Questo paesaggio è quindi dal principio un fenomeno estetico (un paesaggio che piace) e non un ritaglio di natura facilmente identificabile grazie ai rinvii deittici; non è un paesaggio che, anche senza essere situato nella vaghezza di un fantasmatica costruzione ideale, appare indefinito (pure sovraddefinito) e incatalogabile. Dall'inizio esso è legato al rapporto mutevole tra Natura ed Arte: la bellezza di questo paesaggio si rispecchia innanzitutto nei suoni artificiali del canto che lo fa risaltare. Arte significa in questo caso il mezzo di riconoscimento della Natura, è l'arte che trasforma il caos naturale in paesaggio. Ciò spiega pure perché il paesaggio non venga descritto, bensì fatto risuonare; il paesaggio come consonanza armonica di determinati elementi (che acquistano forma momentaneamente in un tutto afferrabile dall'occhio) e l'eco della parola musicale coincidono qui perfettamente. Il fatto che arte e natura si completino e si affaccino magari antagonisticamente sulla scena, mostra la preesistenza di una distanza dalla Natura che, di fronte allo sguardo guidato dall'arte, si ripercuote su di essa. Nella poesia del cittadino Teocrito, dell'artista raffinato e colto che gioca d'ironia con il proprio sapere, si rivela chiaramente la perdita dell'immediatezza della cultura classica così come l'alto grado di artificio dell'epigone. La musicalità, la semplicità, la splendida intimità della sfera bucolica - tutto questo è il risultato di effetti artistici, di un'arte musicale. L'immediatezza armoniosa di 194
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