Georges Perec- e lt4lo Calvin9. Anche i- 1 titolo del capitolo,· primo dei trentanove eh� compongono il romanzo, non è meno misterioso, dal momento che suona I trentatré rintocchi di mezzanotté. ·ora è raritmetica a venirci in aiuto, perché 1 · trentatré rintocchi, di mezzanotte sono quelli che due campanari pigri suonano tutti di seguito, per riuscire �- farsi sette ore {ilaté. di sonno senza venir meno al loro dovere. Sono pagati per suonare i rintocchi che spettano a ogni ora? Ebbene, loro li suoneranno uno di seguito all'altro, assieme ai dodici fatali rintocchi della mezzanotte. Cinema e aritmetica ci hanno soccorso fin qui. Ma la cooperazione che Roubaud chiede al suo lettore non riguarda soltanto una comune enciclopedia di riferimenti, che vanno da Kripke alle convenzioni del romanzo poliziesco o del feuilleton. Ben altre trappole il Narratore ha teso al suo Lettore. «Nel silenzio della notte notturna, qualcuno si mosse. Egli attraversò il cortile, e passando sotto l'atrio si avvicinò al portone. Il portone era aperto». Tre righe apparentemente senza trappole e senza difficoltà interpretative. Ma ecco come Roubaud riesce a postillare queste righe facendole esplodere in un fuoco d'artificio: e chi aveva lasciato aperto il portone, in spregio ai più severi regolamenti condominiali, per non dire alle regole della più elementare prudenza? Chi, vi chiedo? Ma tu, caro Lettore, tu, mentre io ti precedevo sotto l'atrio per mostrarti il cammino. Sei tu, Lettore, che hai compiuto gesti dalle conseguenze incalcolabilmente tragiche. Caricato di tanta responsabilità, il lettore ha però di che consolarsi. Perché il Narratore, anche se non perde occasione per rimproverare il Lettore distratto («non posso avere sempre il tempo né la pazienza nei capitoli che verranno di spiegarvi tutto ogni volta»), è prodigo di ri219
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