Lè ambizioni �i çlotilde�Nyta nòn oltrepassano i c:onfini di Budrio. Con il suo libro non cerca l'universale gloria - letter_ aria, ma una modesta notorietà di paese. A Clotilde Scanabissi Samaritani, nata da una famiglia di piècoli commercianti e moglie di un nobile decaduto (dà cui si separa dopopochi anni di matrimonio) nulla doveva sembrare più dolce che stare finalmente alla pari con il pittore Augusto Majani detto Nasìca. Quanto al cavalier Codicè, si trattava proprio di una celebrità: era stato sindaco di Budrio, verseggiava in lingua e in dialetto, celebrando fiere e feste di paese. Forse per ingraziarselo, Clotilde riporta nel libro ampi passi della più celebre composizione firmata dal cavaliere: Le ciliegie bianche. (Budrio dista solo una quarantina di chilometri da Vignola, patria delle ciliege.) I Ricordi di una telegrafista non consentono però a Clotilde di soddisfare neppure queste sue modeste ambizioni. Il libro le procura soltanto un trasferimento disciplinare a Torino, con l'accusa di «aver attentato alla moralità telegrafica». Ma-ormai Clotilde ha capito che il gioco funziona, e in un ardito incastro di scatole cinesi, dopo aver messo sulla pagina il suo sogno di telegrafista dalla doppia vita, decide di regalare anche a Nyta qualche soddisfazione. Il sogno della scrittrice si materializza in una rivista -Eimparziale - diretta, e scritta interamente, da Nyta Jasmar. Nel 1921 esce il primo e unico numero, stampato in azzurro su carta rosa. Leggendo Eimparziale veniamo a sapere che Nyta Jasmar (nient'altro che l'anagramma di Samaritani) firma le sue opere, oltre che con questo nome (ormai assurto alla dignità di un nome vero, siglando così l'avvenuto distacco tra Nyta e Clotilde) con una serie di pseudonimi, da Vanilla a Constantine de Saint Just. Conosciamo i titoli di 25 sue opere inedite, da Cencio azzurro a Tre perle e null'altro a Corpo di Diana! a E di fuggirle e di fuggirle! (la passione di Nyta per i puntini di sospensione si accompagna 215
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