Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

dell'ocello, indicando la lavorazione che si va compiendo in analisi, è con un sogno dove si presenta la forma antinomica della silhouette che comincia a chiarirsi la natura del materiale sul quale i sogni lavorano: «Era buio e si vedeva una sagoma bianca dietro la porta a vetri, viene verso di me, so che è lui, mio fratello, poi sparisce come un soffio e sento una frase: "la vita è santa"». L'enigmatica sostituzione delle consonanti: saNTa per saCRa consente l'individuazione delle iniziali del proprio nome. Non sorprende allora che, in seguito a questo sogno, la porta si apra su di un giardino inesistente, annesso al suo appartamento. Un luogo inventato dal sogno dove poter collocare «una vecchia credenza» anch'essa, come le porte, di legno. Un luogo inventato consente il riapparire, in analisi, di quelle teorie infantili errate, le teorie sessuali infantili, «una credenza antica, sorta nell'infanzia, insieme autentica e falsa... dal cui mantenimento tuttavia dipende la salute psichica del soggetto»14 . Negli ultimi sogni la porta, lavorata, è una porta giapponese, tutta ghirigori, dipinta come nelle pitture orientali nei colori sfumati dell'acquerello, che la allontana da un vuoto e da uno scenario di guerra e mi consente di concludere con un'ultima annotazione tratta dal libro di Finzi: «l'oriente per il nevrotico di guerra risiede nel restauro delle teorie sessuali infantili»15 . Cristina Calle 203

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==