re attendere l'adesione petrarchesca, e dunque petrarchista. È fondamentale notare, a questo proposito, che già la moltiplicazione per nove che la forma riceve nei Rerum vulgarium fragmenta, a fronte degli esiti individui, e dunque già di per loro eccelsi, di Arnaut e Dante, testimonia un radicale ridimensionamento dell'eccezionalità della sestina, che viene per così dire incastrata nella struttura stessa del Canzoniere, ripetibile al punto che l'ultima (Mia benigna fortuna e 'l viver lieto) sfonda il limite invalicabile della sesta stanza, addirittura raddoppiando, ripartendo cioè da una settima che ripropone l'ordine della prima. A ben vedere, Petrarca rese possibile la ripetibilità della forma innanzitutto nella scelta delle parole-rima, oramai generiche e universali e fortemente legate fra loro non più da richiami fonici quanto da contiguità semantiche. In definitiva, i vocaboli desinenti, spesso incapsulati in sintagmi opportunamente modificanti, mostrano non solo una minore densità, o eccezionalità, di contenuto ma anche una limitata funzione strutturale: l'equilibrio del verso, come sempre in Petrarca3 , tende a spostarsi sulla posizione iniziale, ove si dispongono i termini forti, sostantivi e verbi; la sede finale, dunque, perdendo la propria priorità, smussa il peso semantico delle parole-rima. Pertanto non sono più le parole-rima a condizionare i contenuti del testo, quanto piuttosto è l'elaborazione stessa di ogni verso a determinarne il significato. Si assiste così, a volte, ad una sorta di bipolarismo versale, che ingenera una rinnovata pregnanza della parola-rima, sortita però dai rapporti antitetici che essa stabilisce con gli altri elementi inseriti all'interno del verso. Se a ciò s'aggiunge l'utilizzo sistematico della modificazione aggettivale per i vocaboli desinenti (nel caratteristico gusto petrarchesco per gli epiteti), si possono avere gli elementi tutti che hanno fatto della sestina un genere, piuttosto che una specialissima e semanticamente vettorializzata (a ribadire l'impossibilità di appagare il desiderio) forma 267
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