Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

Le inezie e le miserie degli amanti Il fascino esercitato da quella singolarissima forma metrica che è la sestina (così come la taccia di «artificiosità» che tale forma si guadagnò in Italia addirittura sin dal XVII secolo) si deve al fatto che la monoliticità della sua struttura investe direttamente il piano del contenuto, luogo d'ordine di sei immagini privilegiate1 . Essa appare sospesa fra il canto, cui sempre occorre far riferimento nelle forme «invenute» in Provenza, e dunque la necessaria arte della memoria che sostanzia testi nati per l'esecuzione (qui probabilmente sollecitata dall'ordine dei loci), e una sorta di specialissimo carmen figuratum, ove però non è sottesa una forma geometrica, e quindi una spazializzazione, quanto piuttosto una figura logica, un dato temporale2 , cui la trasparente numerologia (della quale sempre tanto s'è parlato) serve probabilmente da pretesto, e ruota dell'ingranaggio. Il fatto che la rigida intelaiatura della sestina incroci il meccanismo della dispositio con l'elezione di sei contenuti costantemente rimbalzati, ha fatto sì che in essa più marcatamente che altrove si reperisse interamente l'individualità dei suoi ritrovatori (vale a dire di chi la «inventò», di chi la volle in volgare italiano e di chi la rese ripro264

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