tagonista del Pasticciaccio, non solo nei suoi rapporti con il marito. L'ambivalenza è anche alla base delle «adozioni»; don Ciccio, come sempre preciso, ce lo ha già detto: Liliana «accede a una sorta di disperata gelosia, e nel contempo, di sforzata ouµnm;(a sororale nei confronti delle cosessuate»92 . Del resto, «una volta via di scena, la nipote era come il nome di una morta»93 . L'episodio più accuratamente lavorato all'interno del tema dell'ambivalenza, è forse un'anomalia linguistica della signora, riferita, durante un interrogatorio, dal marito. La «malinconica» e «stupenda» Liliana, alla vista di una sua ex-nipote incinta e coniugata, «strilla "Quella zozzona manco la vojo vede!"»94, facendo aggallare, in un isterico acting out, il fondo del più triviale romanesco. Riprendiamo schematicamente le corrispondenze: 1) gli autorimproveri; 2) i rimproveri volti all'oggetto d'amore (di cui gli autorimproveri sono razionalizzazioni secondarie); 3) l'introiezione dell'oggetto amato-odiato, mediante «identificazione narcisistica»; 4) la possibilità del suicidio (la fine di Liliana è un quasi-suicidio95); 5) l'ambivalenza verso l'oggetto sessuale, che ormai coincide con l'Io del malinconico. Attorno all'«identificazione narcisistica» del malinconico il nostro sapere, come quello di Gadda, è già esercitato nel riconoscere i caratteri del narcisismo preedipico e dell'erotismo ad esso correlato. La ventiseiesima lezione, trattando di un argomento assai vasto, la libido, non permette a Freud di esaurire ogni problema sollevato dal discorso. La pagina proposta è, in effetti, carente sui presupposti che predispongono alla malinconia; ma nell'Introduzione al narcisismo Gadda aveva trovato osservazioni brillanti sulle strategie del narcisismo preedipico. In quel saggio Freud afferma che «l'uomo dispone in origine di due oggetti sessuali: se stesso e la donna che si prende cura di lui»96, e la scelta narcisistica, in opposizione alla scelta «per appoggio», si opera solo su immagini 251
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