Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

più generale della privata polemica contro «alcuna femminuccia»; e precisa, infatti, Gadda, contraddicendosi, che è delle «leggi del cuore umano» che sta parlando. Tutto il monologo di Ingravallo è velato, ancora prima di incominciare, dall'ossimoro, splendido, che lo introduce: «prestatuito delirio». L'equazione dono/bambino è apertamente affermata in una scena di indimenticabile potenza. Si tratta del delirio (non «prestatuito», questa volta) durante il quale Liliana prega il cugino, perché faccia un figlio e glielo regali. «E che me dài se te regalo er fijo mio?»60 , le chiede il cugino che di lì a poco sarà coperto di doni («Si mise come a pensare... stanca, tristemente: come una poverella, che non avesse nulla da damme in cambio... L'amore? no, no»61). E nel saggio freudiano, la cui presenza nel Pasticciaccio stiamo cercando di dimostrare, si legge: «Una testimonianza linguistica di questa identità[...] è contenuta nell'espressione tedesca "ricevere in regalo un bambino"».· Si noti come la formula regalo/fijo venga proposta (e occultata) in forma di scherzo da un personaggio non certo dotato di spirito analitico e del tutto digiuno dei «libri strani», che fanno di lngravallo un narratore degno di fiducia. Per la dizione completa dobbiamo attendere ancora, e, di nuovo, ci imbattiamo in essa sotto la precauzione censoria «d'una idea un poco sporca», addebitata a un momentaneo cedimento del commissario all'«antico fescennio», alla «perenne atellana»62 . (c.m.) Era molto più naturale- pensa lngravallopostoché davvero Liliana ci teneva tanto, a un bambino, che invece di regalargli lei, a quel bel guappo[...] le catene d'oro dei morti... bambini, dalle catene d'oro, non ne vien fuori di sicuro... era molto più presto fatto se si faceva regalare lei, da lui, invece un i ualche altro ninnolo un po' più adatto allo scopo . 243

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