Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

(c.m.) Quel dare, quel regalare, quel dividere altrui! [...] operazioni, a suo modo di vedere, tanto disgiunte dalla carnalità e in conseguenza dalla psiche della donna (femminuccia, credeva lui di certuna, borghesuccia) che tende viceversa a introitare: a elicitare il dono[ ...] o comunque a sciupare e a dissolvere senz'altrui donare [...] Quel buttare, quel dissipare [...] contrariamente alle leggi del cuore umano che, se regala, o regala a parole, o regala il non suo, finirono di rivelargli, a don Ciccio, l'alterazione sentimentale della vittima: la psicosi tipica delle insoddisfatte, o delle umiliate nell'anima59. Per quale ragione la richiesta di «seppellire il turpe elenco» sarebbe un «enigma» comprensibile al solo don Ciccio? Perché lo porta a dedurre la «psicosi»? Il commissario-psichiatra si esibisce in un «delirio» di variazioni sul tema del «regalare» («donare»-«regalare» sono ripetuti sei volte, insieme a sei pseudosinonimi; dodici occorrenze in dieci righe), che si conclude con una diagnosi di «psicosi». La «psicosi», a quest'altezza del testo, corrisponde alla «fissazione malinconica» di Liliana per la mancanza di un figlio; all'accostamento dono/bambino si allude discretamente, mantenendo il secondo termine in absentia. La strategia rielaborativa del materiale freudiano è ammirevole: il narratore si affanna ad avvertire il lettore (a costo del pleonasmo) che è don Ciccio il responsabile del monologo («a suo modo di vedere»; «credeva lui di certuna»; «finirono di rivelargli, a don Ciccio»). Il lettore conosce ormai la voce del commissario: attendibile, senza dubbio, ma intrisa degli umori dell'invidia, della gelosia e di un malcelato imbarazzo nei confronti delle donne. Qui la voce di don Ciccio tenta di mascherarsi dietro le comode libertà dell'idiosincrasia, eguagliando la «femminuccia» alla «borghesuccia». Ma ciò che Gadda dice, grazie al pensiero di Ingravallo, vuole avere una validità ben 242

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