zato Liliana (come ogni soggetto; cosa c'è di più detestabile dell'Io per Gadda?), il narratore àncora l'«instabilità, la dispersione»20 , di cui ci ha parlato Barthes, al Nome Proprio, a quel segno sulla carta d'identità, a cui corrisponde un soggetto schedato con cura, ma assente. «Il gruppo di famiglia» è, per Gadda, «vera unità psichica della gente più di quanto non sia il vecchio pupazzo denominato persona singola, persona individua»21 • Ma, si noti, quello che Gadda sottrae all'individuo non lo restituisce surrettiziamente alla famiglia-saga ottocentesca. L'«unità psichica della gente», corrosa dall'interno, si trasforma, a sua volta, in una «grama» struttura (incontrollabile «garbuglio» di «apporti gamici»), di cui ben poco resta della famiglia della narrativa naturalistica; quando non lasci dietro a sé, come unico, sgraditissimo dono, i fantasmi sadici del Padre. Sembra proprio che Liliana sia condannata a muoversi in uno spazio dialetticamente diviso tra assenza dell'Io e illusoria precisione documentale. 3) Malinconia Appena entrato in casa Balducci, la «memoria pragmatica» di don Ciccio constata che la «nipote» e la «domestica» sono facce nuove. Paragonando la «serva» alla «padrona», gli sembra che quest'ultima, di contro alla vitalità della sua protetta, possieda il segreto di «un tono così alto, così nobilmente appassionato, così malinconico!»22 • Poco oltre, ancora nella scena del pranzo, Ingravallo è preso quasi dal panico di fronte agli occhi della «serva», e viene soccorso dalla «nobile malinconia della signora Liliana: il di cui sguardo [«occhi» e «sguardo» connotano costantemente sia Liliana sia Assunta] pareva licenziare misteriosamente ogni fantasma improprio»23 . Stiamo raccogliendo un tratto connotatore appartenente a Liliana: malinconia (nelle forme aggettivali e so231
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