Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

senza evidenti disagi... sì beh, qualche lacrima la spandeva sempre, ma questo anche le normali lo fanno. Si accarezzava la pancia prima che scomparisse, e pregava sulla punta delle labbra, con uno sguardo vago di offesa e penitenza. Nessuno si negava, benché nessuno avesse il coraggio di confessarlo, che in certe pose di attesa liberatoria lei immaginasse i ferri a contatto con i suoi genitali. - Buon giorno, Eva. Allora, questa coscienza sporca la vogliamo lavare sì o no? - le dico in prima battuta, pensando ancora all'autista di ieri. Lei mi guarda, seduta sul letto, come se non avessi parlato. Sorbe in un unico sorso il caffellatte che le ho portato, tenendo gli occhi sempre allo stesso modo per mostrarmi che ha sentito, che è lì, vigile e presente, ma non vuole rispondermi. Io credo di intuire il problema, però faccio finta di niente e le rinnovo l'invito, attenuando lievemente l'ironia perché non guasti: - Cosa succede Eva, hai perso la lingua? Com'era il caffellatte? - Qui c'è aria di rivolta- dice lei, dopo ancora un po' di resistenza, verso una platea immaginaria. Ci sono solo io davanti a lei, eppure questo è più che sufficiente per inventare. - Cosa intendi dire? - Eh sì, qui c'è aria di rivolta, eh sì, qui c'è aria di rivolta perché c'è la maleducazione, e ma me sapevo che qui c'era la maleducazione, cosa credi?, eh sì la maleducazione, però la maleducazione che è la cattiveria, hai capito?, cosa credi?, così si insegna, perché me non sono come volete voi, perché me sono stufa di essere una professoressa. - Eva lo sappiamo tutti e due che tu non sei una professoressa. Qui nessuno è maleducato e nessuno vuole che tu sia diversamente da quello che sei - le dico, sapendo come va a finire. - Eh sì, cosa credi?, così si insegna con la professores225

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