Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

- Tanto lo sai che non funziona. Vero Eva che non funziona? - le ho detto come per liberarmi da un impegno. Lei mi guardava e come i bambini mi indicava dove aveva male, lì dentro, in fondo in fondo, nella testa. E sulla testa ha rimesso subito le mani quando ho tentato di raccoglierle nelle mie. La destra ha fatto poi, più volte in aria, un segno di benedizione ampio e solenne, ma di una lentezza più patetica che �eligiosa. Ricordo di aver dato ragione all'autista: è trìste che il gesto della verità assomigli a quello del commediante. - Cos'hai Eva: la coscienza sporca? - le ha chiesto l'autista che non si arrendeva, mentre lei seguitava a cingersi la testa e a fare segni sacri verso il tetto dell'auto. Bisognava fargliene un'altra e io mi sono preparato in fretta. Ho guardato le fiale mentre anche lei le guardava, benedicendomi e vibrando. Ho aumentato l'aumentabile, e poi ho raddoppiato. - Eva non pregare, tieni giù le braccia che ti stanchile ho detto quasi sottovoce, quasi vergognandomi di quello che facevo. L'auto rollava dolcemente sulle ultime curve che introducono la statale 55, quando la struttura (così mi hanno insegnato a chiamarla) ormai è abbastanza vicina. Io ho preso la mira e ho spinto nella carne, ma per quanta forza facessi i tessuti impedivano una penetrazione in profondità, respingendo di contrazione in contrazione tutto il siero in superficie. Il liquido ha preso subito forma in un grumo compatto che in breve è diventato bluastro. L'autista ritiene che mi sia detto: «non è la spalla in gioco ora» o qualcosa del genere. A me non pare che sia vero e sono comunque sicuro di aver detto (questo potrebbe dargli ragione): «devo calmarla, bisogna che diventi calma». Anche il mondo che ci circondava in quel momento era calmo - grandi capannoni industriali intervallati, lungo il rettilineo grigio della statale, da piccoli appezzamenti semicoltivati, e tra gli uni e gli altri qualche vigna - tutto 222

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