che non mi riguardava e al contempo come un richiamo che, seppure di striscio, coinvolgeva anche me. Ricordo di essermi sentito un ripiego e le ho risistemato la spallina del reggiseno che sporgeva sul braccio da sotto la manica. Per qualche attimo ho avuto agganciato sotto le mie dita tutto il peso del seno destro che ho visto, dalla scollatura della camicetta, spostarsi mollemente in seguito al movimento della spallina verso il collo. Da vicino quel rumore di spranga battuta, che poteva sembrare anche quello di un motorino elettrico, era pressoché assordante. ...:__ Dài Eva, cerca di fare la signora - l'autista giura di avermelo sentito dire e io stento ancora a crederci. Ricordo di aver detto invece: - Eva, sei tutta bagnata... E certo che sei bagnata, con tutta questa pioggia che hai fatto cadere. - Non è pioggia - mi ha risposto una a un passo da noi, che ho saputo essere intervenuta nei primi soccorsi. -No, intendevo dire acqua - e le ho sorriso guardando le crepe delle tubature, non so come ma ho sorriso. - Sì, sì, ho capito, ma non nel senso che non è pioggia: nel senso che non è neanche acqua. - E allora? - le ho chiesto sempre sorridendo, inginocchiato accanto all'autista, praticamente tra le gambe della professoressa. - Niente niente. Ho accettato la sua rinuncia e ho infilato una mano sotto l'ascella che mi corrispondeva mentre il mio collega faceva altrettanto; il tutto per issare definitivamente su due piedi il corpo della professoressa. - Su, forza Eva-ha detto l'autista, più per accompagnare lo sforzo che altro. - Ecco, appunto sudore, no?-ha ripreso quella dell'equivoco, uscita dall'imbarazzo come per dare un senso compiuto alla sua obiezione. -Su, forza Eva - credo di aver detto anch'io, imitando il mio collega. 220
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