Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

male, e dalle pozze d'acqua che si ingrossavano sotto gli scalini. Ma questo non c'entra. Dei pompieri neanche una traccia. Avevano detto che il più era stato fatto e che bisognava soltanto lasciare asciugare. Dentro sembrava di essere a Venezia, con i turisti divertiti con l'acqua alle caviglie e gonne e pantaloni rimboccati di poco. Solo che in provincia non ci sono turisti e nessuno si diverte a camminare nell'acqua. È probabile che abbia guardato un po' la gente. La maggior parte pareva imporsi di seguire comunque i propri itinerari senza alterare il protocollo quotidiano, lasciando in minoranza quelli che perdevano tempo per lamentarsi. Io mi sono tirato dietro l'autista e insieme abbiamo superato un ventaglio di piccoli assembramenti in direzione del luogo verso cui convergevano: in un attimo ci siamo trovati tutto intorno le pareti umide e puzzolenti dei bagni femminili e di fronte la professoressa, seduta a gambe larghe, mani e occhi ad indicare di comune accordo un punto altissimo e invisibile. - Io questa l'ho già vista. Non è la prima volta che la vedo-mi ha detto il primo dei tanti che sono intervenuti per enunciare i loro sentimenti e le loro opinioni, mentre io tentavo di metterla in piedi. Uno ha sorriso al mio sorriso credendo che anch'io come lui pensassi alle scarpe della professoressa (Eva, così si chiama, indossa ancora, in barba alla moda, dei bellissimi zatteroni rosso-laccati), ma io ero semplicemente sollevato dall'averla trovata in mezze maniche: «È già arrivata l'estate», mi sono detto, e gliene ho fatta subito una da cavallo per riuscire a raddrizzarle la schiena senza spezzarla. - Ti ha riconosciuto-mi ha detto a quel punto l'autista, benché la professoressa seguitasse a guardare altrove, rigida e vibrante come una spranga battuta, prolungando dentro di sé un'unica nota, non una parola ma un suono grave e continuo, da ventriloquo o buddista. Sì, 218

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