mi e miti come se fossero essi stessi narrazioni incomplete e ancora soggette alla contingenza, poiché il loro completamento, come quello degli eventi storici, avviene dopo il fatto. Piuttosto che un resoconto di come una questione è stata sistemata - la questione del costruire l'impero o del proprio farsi o del proprio disfarsi, dell'ascesa o della caduta di una famiglia della sfida fatale di un eroe o del suo trionfo - sembrerebbe possibile leggere veri resoconti, finzioni, narrazioni storiche e persino poemi come descrizioni della ricerca spés so improbabile di una sistemazione che può non venire mai o venire in una delle varie forme. Sotto questo profilo, ogni genere di scrittura contiene un vero resoconto che testimonia della situazione incerta di ogni scrittura. Tuttavia i «Veri Resoconti» coloniali in particolare sono narrazioni di una storia prima del fatto e testimoniano delle incertezze che accompagnavano la fondazione dell'impero, incertezze sia negli eventi, sia nella mente della gente. In quel modo, per ritornare al problema della reciprocità, queste cronache di incertezza, a differenza delle chiare asserzioni sull'inferiorità degli Indiani che appaiono spesso negli stessi testi, testimoniano non tanto una deplorevole aggressività europea, quanto piuttosto le volte in cui l'aggressione fu tenuta sotto controllo, almeno a livello cosciente, insieme alla presenza di credenze e visioni compensatorie. Esse incarnano la reciprocità o ne portano il segno. È meglio certamente sentire direttamente l'altra voce, e questo modo di ascoltare non è affatto sostitutivo rispetto a quello. Ma, a meno che insieme all'ascolto di altre voci limitiamo anche la gamma e l'autorità di quella dominante, l'altra voce non si udirà e non importa quanto chiaramente essa risuoni e quanto pienamente essa sia stata recuperata nella sua letteratura. Brani come l'episodio dell'incoronazione di Smith riflettono l'autorità incompleta dello scrittore. Per finire 218
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