tutti gli elementi della situazione. Sia quelli che - una volta che la Storia sarà passata - risultano condurre nella direzione che essa prenderà, sia quelli che, in retrospettiva, diventeranno insignificanti, effimeri o contrari alla tendenza storica. La produzione saggistica corrente sulla colonizzazione si è focalizzata sul modo in cui i costruttori dell'impero hanno acquistato il controllo. Ma nell'acquisizione, il controllo non funziona ancora. John Smith non controlla la Storia in progress che egli registra, ma la registra per controllarla. Egli non è del tutto sicuro che Powhatan possa essere messo sotto l'egida inglese. Neppure Cortes, la cui conquista del Messico sembra inevitabile a Todorov, pensava che la conquista fosse così certa quando, prima di marciare su Mexico City, bruciò le sue navi per precludere la ritirata. Le abbondanti descrizioni che, negli scritti sulle colonie, vanno oltre l'interpretazione imperiale sono una conferma del caso che abbiamo invano cercato di documentare col recupero delle voci precedenti la conquista, voci a stento udibili a causa degli tagli e dell'eccesso di registrazione della conquista. Tuttavia gli scritti che riferiscono della conquista (piuttosto di quelli che la interpretano, che hanno ricevuto la maggior parte della attenzione) costituiscono una fonte largamente intatta per chi voglia recuperare la storia come essa si è svolta prima di diventare determinata. Il mio scopo qui non è di sollecitare la lettura di resoconti più veri, benché essi siano straordinariamente interessanti, ma di progettare un modo di lettura, o anche prima di quello, una modalità di definizione del testo culturale, tale che il vero resoconto possa esserne prototipo, in quanto opposto alle storie, ai drammi e ai miti palesemente coerenti e completi che ora racchiudono il prototipo del testo culturale. In effetti suggerirei che potremmo capovolgere la nostra pratica corrente e cominciare a leggere storie, dram217
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==