Auspici come quelli di Powhatan, per esempio, nella misura in cui egli articola la sua controvisione in una replica a certe blandizie da parte del re d'Inghilterra portategli da John Smith: Se il vostro Re mi ha mandato dei regali, anch'io sono un Re [un termine che qui traduce Capo] e questa è la mia terra... Il vostro Padre deve venire da me e non io da lui, e neppure devo venire al vostro Forte; io non abboccherò a tale esca. Per quanto riguarda i Monacans, io posso vendicare da solo le mie offese, e per quanto riguarda Atquananchuk, dove voi dite che il vostro fratello fu ucciso, si trova in direzione opposta a dove voi credete che sia. Ma per qualsiasi acqua salata al di là delle montagne, le relazioni che avete avuto dalla mia gente sono false. Il paradosso qui è lo stesso del passo precedente, solo ancora più paradossale: Powhatan proietta una visione del mondo che implica i limiti di quella di Smith, ma noi la conosciamo perché Smith ce la racconta. Questo racconto, questo genere di racconto che va al di là dei bisogni apparenti dell'argomentazione dello scrittore, è un fenomeno nuovo e significativo che accompagna l'emergere dell'impero europeo. Osserviamo frequentemente che la scoperta dell'America e la stampa della Bibbia di Gutemberg furono separate solo da una trentina d'anni: spesso abbiamo notato che il pubblicare era particolarmente importante nell'evoluzione delle politiche imperiali, che i sedicenti imperialisti ricorrevano alla stampa per sostenere la loro causa, che nessuna scoperta o colonizzazione era completamente realizzata fin tanto che non veniva pubblicata. In Inghilterra è il nome di Hakluyt che simboleggia questo nuovo sviluppo, in Italia potrebbe essere Ramusio. Da un lato tutto questo pubblicare produceva una letteratura di persuasione e propaganda. Ma dall'altro produ214
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