Il piccolo Hans - anno XX - n. 77 - primavera 1993

diniego categorico. La sua argomentazione è più drammatica, ma non è essenzialmente diversa: gli Inglesi hanno sfruttato la storia dei cannibali per i loro fini, e la possibilità che i Caraibici si cibassero realmente dei loro prigionieri ha poco a che fare con l'esame di come funzionasse lo sfruttamento della vicenda. Per esempio gli Aztechi praticavano realmente sacrifici umani piuttosto sgradevoli e tuttavia la maggior parte degli studiosi della conquista concorderebbe comunque sul fatto che gli Spagnoli erano essi stessi oppressori brutali e sanguinari. Ma mi è recentemente capitato di pensare che Hulme derivi effettivamente qualcosa dall'insistere sul fatto che lo scenario colonialista era totalmente privo di cannibali. Questo qualcosa è il potere di interpretare pienamente quello scenario, di controllarne il significato in modo tanto assoluto quanto è assoluta la certezza che i cannibali reali non vi entrano. Ciò che caratterizza una invenzione completa è che essa può venire analizzata completamente. Per converso le invenzioni parziali limitano il potere di interpretazione. E se uno non sa se esse sono parziali o no, l'analisi deve a maggior ragione essere più cauta. Questo è il caso dell'esistenza dei cannibali, e ciò che potrei qui chiamare il "fattore cannibale" mi sembra sempre più importante; e lo dico alla luce di un'evidente diffusione di analisi sempre più sofisticate basate su reinterpretazioni onnicomprensive. Come qualunque studioso io aspiro a tali analisi e le trovo meravigliosamente soddisfacenti nel lavoro di altri. Tuttavia, mi sono domandata se queste nuove interpretazioni non possano essere degli ostacoli proprio per la reciprocità. La reciprocità ha a che fare con la concreta, disturbante presenza di altri. Il dialogo, le conversazioni, riguardano la parzialità, riguardano i numerosi resoconti parziali che non aggiungono qualcosa ad un tutto già completo, 209

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==