getto di indagine. Già molta della produzione saggistica generata da questi due anni di celebrazioni ha scoperto Colombo in modi molto simili a quelli in cui egli scoprì il Nuovo Mondo. Colombo è stato infilzato, tastato, messo alla prova; le sue abitudini, i suoi costumi, la sua religione, le sue caratteristiche fisiche, i suoi valori spirituali e la loro assenza sono stati indagati con distacco etnografico e dibattuti con passione politica. Tali esercizi hanno pienamente oggettivato Colombo e lo hanno collocato dopo il verbo con la stessa sicurezza con cui egli ha sempre regnato esclusivamente dinanzi ad esso. Abbiamo avuto di gran lunga meno successo spostando gli Indiani dalla fine della frase all'inizio: se Colombo è sotto indagine, gli occhi indagatori non sono però quelli di coloro che egli stesso ha osservato. Quella parte di reciprocità è molto difficile da recuperare. Per il convegno di Genova ho preparato una relazione sui primi incontri tra Europei e Americani tra il XVI e il XVII secolo. La mia relazione solleva delle questioni relative alle recenti rappresentazioni degli indigeni americani, rappresentazioni che enfatizzano la loro differenza, ricostruendone la prospettiva alternativa. E l'alternativa non è automaticamente simmetrica, reciproca; in effetti in alcune costruzioni, incluse quelle che apparentemente rivalutano maggiormente l'alternativa, quei modi alternativi di essere sono resi inefficaci precisamente dalla loro alterità, da quei valori che si vorrebbero superiori. Tornerò su questo problema più tardi, mentre per il momento desidero solo suggerire che il riconoscimento di altri modi non implica immediatamente la reciprocità. Nel Nord America per esempio, sembra improbabile che il riconoscimento dell'esistenza di una controparte dell'incontro, e perciò di un'altra chiara prospettiva possibile su di esso, porti alla comprensione di cosa fosse l'altra prospettiva. Una ragione è che non esistono prove documentali. Le popolazioni native del Nord America non 205
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