Il piccolo Hans - anno XIX - n. 75/76 - aut./inv. 1992-1993

ca, è un maestro. E il povero Van Gogh, che esaltazione, che febbre nei suoi soli! In virtù del sangue olandese delle sue vene, egli ha saputo mescolare lo spirito del Nord con la luce delle zone meridionali, un po' come fece Delacroix nei suoi paesaggi; ha qualcosa di lui. Fra i pubblicisti che per primi segnalarono la mia arte, ci fu innanzi tutti Émile Hennequin, al tempo dell'esposizione del «Galois», nel 1882, che ne scrisse con una meravigliosa preveggenza, in un articolo apparso nella «Revue artistique et littéraire» del 4 marzo 1882. Secondo me, molti scrittori che lo hanno seguito non hanno fatto che sviluppare ciò che egli aveva indicato sommariamente. ... In quell'occasione la stampa fu molto favorevole; e tuttavia ogni penna pretende d'attirarmi dalla sua parte. Hanno torto coloro i quali vogliono attribuirmi degli scopi. Faccio solamente dell'arte. Tutto viene dilatato: si usa molto, ora, denigrare la scienza in favore dell'idealismo puro, ora, invece, esaltarla. Cos'ha a che vedere la scienza con i miei intendimenti? Niente. È questione accessoria. Tuttavia la scienza induce a pensare; e l'arte non ha niente da perdere da questo servizio. Dopo tutto, essa approderà alla conoscenza dell'uomo - e non c'è obiettivo migliore per la coscienza e lo sviluppo personale. L'artista, più o meno consapevolmente, sarà sempre un agente particolare, isolato, solo, con una sensibilità innata per organizzare la materia. Traduzione di Paolo Bollini 226 15 giugno 1894 Odilon Redon

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