Un garzone a cavalcioni su una scala si protende pericolosamente in bilico aggrappato con le due mani al filo elettrico che accompagna i lati dell'angolo della stanza. Un anziano operaio ai piedi della scala con una mano regge un cavo che si biforca e con l'altra indica al ragazzo la lampadina in direzione della porta semicancellata all'estremità del disegno. Passando davanti al punto in cui i pantaloni celano il genitale paterno il cavo elettrico si sdoppia: è la possibilità che il godimento del figlio si differenzi da quello del padre. Ma il padre tiene strettamente in pugno un unico cavo e con la mano libera mostra la luce cui il figlio deve far arrivare la corrente del suo, del padre-artigiano, imperioso volere. La scena piena di tensione è completata da un altro elemento, un tavolo su cui sono disposte in bell'ordine delle file di oggetti. Questi oggetti disposti in quattro file sono con tutta evidenza i seguenti: nel punto più vicino all'osservatore, una serie di organi genitali femminili; in seconda fila dei peni ripiegati come la scala o come le zampe di una cavalletta; sotto, una serie di attrezzi da artigiano e sottq ancora una morsa. La regolarità di questa disposizione in file parallele sta a indicare la mancata elaborazione di quella complessa teoria, la teoria sessuale dei bambini che, nell'ignoranza della vagina, utilizza il pene come tratto che distingue il vivente, ogni essere vivente nella natura, dal morto e dall'inanimato, lasciando all'artigiano il compito strumentale di garantire la funzione della protesi come argine interno alla minaccia di proliferazione disordinata della sostanza vivente. In mancanza di una teoria che mantenga nel flusso impersonale della corrente generativa un'identità stabile per il soggetto, a Kubin non rimane che un'unica possibilità di salvezza. Questa salvezza risiede nell'istituire, nel pericoloso slittare del soggetto verso il ritorno del morto e l'animazione perversa dell'inanimato, nell'istituire a protesi le stesse lettere del suo nome. E il dise207
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