La cavalletta è scatto e invasione. In questo senso il suo segno nervoso si adatta alla guerra e alla figura di Napoleone, il condottiero amato da Kubin bambino, che domina una scena irta di punte e seghettata di guglie, con gambe e braccia piegate, ne condensa i tratti anatomici. Se in Granatieri (1940) sono i gradi da sergente e i lunghi fucili a riprendere la forza raccolta e lo scatto degli arti delle cavallette, in Prussiani (1941) il senso dell'invasione è dato, con il fitto tratteggio angolato, dallo scatto verso l'alto di tre punte articolate: quella della baionetta del soldato prussiano, quella del braccio dell'intellettuale vanamente "illuminato", quella della ciminiera della fabbrica che stende il suo fumo pervasivo come la famosa nube distruggitrice delle cavallette. Alfred Kubin, Granatieri, 1940. Anche Napoleone a Waterloo (1949) o Massimiliano sul trono del Messico (1953), pur nella sconfitta hanno le gambe ripiegate e tra di esse la spada in conformità agli arti taglienti come seghe di quegli insetti. 204
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