Cercherò di essere obiettivo, sebbene sappia quanto sia difficile. Mi sembra che i fatti stiano come segue: ho accettato con slancio la tua nozione di bisessualità, che io considero come la cosa più significativa nel mio lavoro dopo la "difesa". Se avessi avuto una certa avversione per motivi personali, poiché io stesso sono un po' nevrotico, certamente questa avrebbe preso la forma di avversione all'idea di bisessualità, a cui noi attribuiamo la responsabilità dell'inclinazione alla rimozione. Mi sembra di aver mosso obiezioni solo all'identificazione, che tu vuoi, della bisessualità con la bilateralità [...] Mi è venuto in mente che tu possa avermi considerato come parzialmente mancino; in tal caso dimmelo, perché non mi adonterei per questo15. Poi, dieci mesi più tardi (il 9 ottobre 1898) troviamo questa affermazione apparentemente conciliatoria: «Leonardo, del quale non si conosce nessuna relazione amorosa, fu forse il più famoso caso di mancinismo. Ti può servire?»16. Nelle prime due lettere, ciò che è in gioco è la questione di una spiegazione psicologica, piuttosto che biologica, della bisessualità. La tesi di Fliess fonda la bisessualità su basi biologiche, per quanto strana possa risultare questa spiegazione (due mani, due sessi) mentre Freud sta iniziando ad elaborare una teoria della bisessualità basata sull'idea del processo identificatorio: l'identificazione del bambino sia con la madre che con il padre. Quindi, secondo modalità molto vicine a quelle del paziente che previene l'interpretazione dolorosa dell'analista, Freud sostiene che non si offenderebbe se Fliess lo considerasse come in parte mancino, ovvero in un certo modo femminile. Dunque Freud si «identifica» con Leonardo, in seguito a una riflessione autoanalitica della propria femminilità, e dodici anni più tardi la monografia su Leonardo spiegherà la genesi dell'omosessualità in termini di identificazione 113
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