zante che realizza reazioni accessibili all'udito». La bacchetta è il conduttore della«perspicacia atmosferica», di più, è il bel tempo poetico (come Mandel'stam aveva scritto del«bel tempo scientifico» di Darwin). Ma è anche l'attualizzazione, il calco istantaneo e negativo, della«ferita d'aria», di cui scrive Celan. Quando Celan si curva sulla mappa, nel suo splendido Meridiano, per cercare i nomi dei luoghi, quando cerca la traccia attraverso la«via impossibile» che ha condotto e conduce dal luogo d'origine alla sua poesia, non trova nulla. Neppure il nome del paese dove è nato, inghiottito dai rivolgimenti della sua terra. Sono tracciati che non esistono, ma Celan sa dove i luoghi dovrebbero essere, lo sa nel suo ora, e perciò trova qualcosa. Dunque basta una data perché il tracciato abbia l'angolo di inclinazione che introduce allo spazio della poesia. Celan parla del 20 gennaio. In quel giorno il Lenz di Biichner incontrò il proprio destino incamminandosi sulle montagne: il freddo che gli saliva dalle ossa era nella pioggia che ingrigiva valli e rocce, le voci che udiva scivolavano dalle gocce, dalle foglie, e i torrenti in piena. In quel 20 gennaio, Lenz trovò il passaggio, trovò se stesso in ciò che gli stava di fronte. Jean-Paul parla di un 15 novembre, quando fece un'esperienza straordinaria, quando si aprì un passaggio fino al suo letto di morte,«valicando trent'anni», e da quell'illuminazione cambiò la propria vita, e la propria poesia. Così augura«a tutti un 15 novembre». Celan scrive: «forse si può dire che in ogni poesia rimane impresso il proprio "20 gennaio"?». E poi aggiunge:«non è forse proprio questo il nuovo, nelle poesie che vengono scritte oggi: che si cerca nel modo più chiaro di tenere a memoria date come queste? Ma non proveniamo tutti da date come queste? E a quali date ci affidiamo?». Ermanno Krumm 90
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