gine, e l'impegno che per lo psicotico ne deriva coincide con la ricerca della verità intorno a cui si predispone a lavorare attraverso il delirio. E se in un caso, come capita a Schreber, si tratta di un certo tipo di delirio, lo psicotico riuscirà a prendervi nuovamente le distanze e della sua ricerca ne collocherà lontano, per esempio fra le stelle, la soluzione. In altri casi il tentativo non riesce ed è con il prodotto puramente biologico da cui scaturisce la propria esistenza che lo psicotico sarà indotto ad identificarsi. Si rende così disponibile una rudimentale ma attendibile unità di misura che se conferma la solidità della trama delirante di Schreber, fornisce inquietanti previsioni circa gli sviluppi della psicosi di A.59 Un Dio di cui A. non conosce nulla: né il nome o il volto, né le fattezze approssimative della figura60 e neppure il luogo della sua dimora. Nessuna prova di discendenza che possa essere invocata a conferire il senso di un'appartenenza, di un'affinità, di un'affiliazione. Nulla può dunque sapere o sognare A. di se stesso, della sua identità, del passato, del futuro in quanto nulla può saperne della sua origine. Soltanto di questo A. può essere certo: della esistenza, da qualche parte, di Dio e del di lui manifestarsi secondo un preciso disegno. E qui c'è un primo rovesciamento. Si tratta infatti di un disegno che a differenza di quello creazionistico tradizionale non è lì pronto a svelare, dopo aver disgiunto riproduzione e sessualità, l'arcano dell'origine e del proprio destino. Questo in cui A. si trova invischiato è al contrario un disegno che, seppure divino, non abolisce la sessualità anzi, sembra esaltarne il godimento modellandosi lungo il contorno delle oscillazioni attraverso cui esso costantemente si rinnova. Nella spola fra il cielo e la terra che colloca in un altrove sempre incerto l'alcova del padre, A. vede sprofondare nell'ineffabile il mistero della discendenza e la decidibilità della sua origine. Ma nei momenti in cui la stretta dell'angoscia si fa più serrata ecco che la psicosi risponde con un imprevedibile colpo d'ali che strappa per qualche tempo A. alla distruttiva oscurità cui sembra irrimediabilmente condannato. Al disegno divino ora se ne sostituisce un altro che se pure appena abbozzato lo restituisce ad un'altra verità in cui A. può finalmente decidersi come soggetto, svincolato come è ora dal godimento del padre. 213
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