[Il mio genio ha voluto assegnarmi al teatro, Ne ha fatto il mio forte, cui io devo attaccarmi, Invece altrove striscio, e non son più me stesso]. «Il personaggio dell'autore è l'opera delle proprie opere» - questa nota di Valéry, che Mare Fumaroli pone come esergo del proprio libro, è consentanea a quanto egli scrive a proposito della biografia di Corneille: ... bisogna ammettere - scrive l'autore - che Corneille, come più tardi Gide, ciò che gli altri chiamano la carriera letteraria, [egli] vuole chiamarla la [propria] vita. Quindi, non si tratta, nel suo caso, di una comune biografia, ma di una biografia d'autore, nato con quel tratto particolare del suo "Io", incapace di trovare un proprio dispiegamento nella "vita" e nell"'uomo" che conoscevano i suoi contemporanei; si è "trincerato" in un'opera letteraria, ha trovato, nella creazione, il suo sito [...], nel senso che, se la prosopografia di Corneille, come è fissata nella tradizione storica erudita, se l"'uomo" Corneille appariva insulso e "basso" ai contemporanei, a confrontarlo con i suoi eroi, è innanzi tutto perché Corneille fu un drammaturgo esemplare. L'ascesa del drammaturgo presuppone infatti uno scadere dell'"uomo" a vantaggio dell'opera che lo rappresenta8 • Abbiamo scelto di illustrare i testi citati sopra a titolo d'esempio attraverso l' Institutio oratoria, in virtù dell'eccezionale attualità di questo trattato. Nonostante tutta la distanza che ci separa dal contesto storico della cultura romana del primo secolo, l'insegnamento di Quintiliano mantiene tutto il suo vigore nei molteplici campi nei quali la 230
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